PERUGIA - Testa alta, nessun tentennamento, occhi fissi davanti a sé. Un po' di vergogna, forse. Ma è normale se devi spiegare, un'altra volta, davanti a volti estranei cosa significhi essere sopraffatta con la violenza. Stuprata quando sei troppo ubriaca anche solo per reagire. Ma lei, 20 anni, ieri davanti al giudice Piercarlo Frabotta, ha reagito. Cristallizzando con la formula dell'incidente probatorio le accuse a Simone Peppicelli, il 53enne gestore della discoteca The Box di Città della Pieve: «Mi ha violentato».
Insieme a lei, vittima dello stupro, anche le altre tre giovani che quella sera tra il primo e il 2 ottobre scorso sarebbero state molestate sessualmente sempre dal 53enne. E così tutte e quattro, davanti al gip e al pubblico ministero Mario Formisanno, hanno confermato le loro accuse, in una ricostruzione che – secondo il loro legale, l'avvocato Barbara Romoli – è apparsa precisa, non discordante e assolutamente credibile. Versione chiaramente contestata dalla difesa che, con l'avvocato Roberto Romagnoli, ha invece sottolineato, all'uscita dal tribunale, quegli sguardi del giudice letti come dubbiosi.
Di certo, le quattro presunte vittime hanno trovato il coraggio di confermare, una per volta, le accuse nonostante la presenza dello stesso Peppicelli, uscito per la prima volta dal carcere da quando è stato arrestato dai carabinieri, tre giorni dopo i fatti contestati. Non è più in isolamento nel carcere di Capanne, ma è stato trasferito nell'istituto penitenziario di Terni, con l'avvocato Romagnoli che ha chiesto una misura meno afflittiva della detenzione dietro le sbarre, negata però dal tribunale del Riesame.
E per adesso, quindi, le contestazioni della procura reggono e le testimonianze delle quattro giovani, compreso il racconto di chi ha visto la ragazza stuprata uscire piangendo dall'ufficio di Peppicelli, entreranno a far parte del processo, che per l'uomo potrebbe svolgersi con rito abbreviato, contando quindi su uno sconto di un terzo sull'eventuale pena.