Papa Francesco da San Pietro oggi riunisce le chiese nel mondo per una preghiera di pace (ma la diplomazia lavora dietro le quinte)

Papa Francesco da San Pietro oggi riunisce le chiese nel mondo per una preghiera di pace (ma la diplomazia lavora dietro le quinte)
di Franca Giansoldati
Venerdì 27 Ottobre 2023, 10:42 - Ultimo agg. 12:44
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La basilica di San Pietro, la minuscola parrocchia di Gaza, il Santo Sepolcro, le altre chiese in Israele così come quelle in Siria, Libano, Egitto, Grecia e di tutta l'Europa. E' una sorta di filo invisibile tra le comunità cattoliche, tutte chiamate nel pomeriggio a unirsi assieme, formando una rete spirituale, quasi un flusso energetico per rafforzare la richiesta a Dio del dono della pace. «Perchè la pace è un dono» ha sempre detto Francesco che ormai ha ben pochi dubbi sui rischi di un allargamento del conflitto israelo-palestinese ad altre regioni dell'area, come la Siria, dove sono già stati avviati bombardamenti mirati, al Libano, all'Iran.

Tre giorni fa il Papa ha avuto un lungo colloquio con il presidente americano Biden e ieri ha ricevuto la telefonata del presidente turco Erdogan che dopo avere definito un «massacro» quello che è in corso a Gaza, avrebbe riferito al pontefice quanto sia pericolosa la situazione generale se non si arriverà ad un cessate il fuoco, almeno per far passare aiuti umanitari. Nelle mani dei terroristi di Hamas - ben  nascosti nei cunicoli chilometrici di un reticolato costruito in questi anni sotto tutto il territorio della Striscia - ci sono ancora 200 civili israeliani, inermi, sequestrati il 7 ottobre nei kibbutz  del Negev. Sono stati presi dopo una carneficina mai vista, una vera e propria caccia all'ebreo, costata la vita a più di mille persone brutalmente assassinate, compreso decine di bambini crivellati da colpi di arma da fuoco sparati a bruciapelo, alcuni dei quali decapitati e bruciati, come mostrano le orrende fotografie diffuse dall'esercito israeliano nel tentativo di fermare l'onda di fake news della propaganda palestinese che dilaga sui social occidentali. 

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A san Pietro Papa Francesco «implorerà sui nostri giorni la pace in questo mondo»assieme a cardinali ,vescovi, padri sinodali, leggendo una preghiera che fu composta da San Giovanni XXIII nel 1963, quando il mondo di allora era sull'orlo di una guerra nucleare dopo la crisi dei missili cubani. 

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Il testo della preghiera è divenuto storico ed è stato diffuso dal Vaticano.

Ecco il testo:«O Principe della Pace, Gesù Risorto, guarda benigno all'umanità intera. Essa da Te solo aspetta l'aiuto e il conforto alle sue ferite. Come nei giorni del Tuo passaggio terreno, Tu sempre prediligi i piccoli, gli umili, i doloranti; sempre vai a cercare i peccatori. Fa' che tutti Ti invochino e Ti trovino, per avere in Te la via, la verità, la vita. Conservaci la Tua pace, o Agnello immolato per la nostra salvezza: Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona nobis pacem! Ecco, Gesù, la nostra preghiera. Allontana dal cuore degli uomini ciò che può mettere in pericolo la pace, e confermali nella verità, nella giustizia, nell'amore dei fratelli. Illumina i reggitori dei popoli, affinché, accanto alle giuste sollecitudini per il benessere dei loro fratelli, garantiscano e difendano il grande tesoro della pace; accendi le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, a rinsaldare i vincoli della mutua carità, a essere pronti a comprendere, a compatire, a perdonare, affinché nel Tuo nome le genti si uniscano, e trionfi nei cuori, nelle famiglie, nel mondo, la pace, la Tua pace.» 

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Intanto nello scenario diplomatico da ieri è entrato in campo anche Putin che a Mosca ha accolto esponenti iraniani assieme a rappresentanti dei terroristi di Hamas per discutere della liberazione degli ostaggi israeliani e dell'evacuazione dei cittadini russi dalla Striscia. 

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Sempre ieri da Gerusalemme è stato diffuso un video messaggio dal cardinale Pierbattista Pizzaballa in cui dice agli abitanti che sono a Gaza di non perdere la speranza. «Amati figli e figlie di Gaza, mi rivolgo a voi, in questi tempi duri, attraverso questo video augurandomi di potervi raggiungere presto, come ogni anno, per incontrarvi, pregare e scambiare testimonianze con voi». 

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Il capo della diplomazia vaticana, il cardinale Pietro Parolin ha manifestato la speranza «che non ci sia una escalation», «la cosa è molto legata alla liberazione degli ostaggi ma se si riesce a risolvere la questione della liberazione degli ostaggi ci sarebbe meno impellenza di intraprendere una azione di terra» dice il segretario di Stato vaticano. Alla domanda se il Papa incontrerà i familiari degli ostaggi, risponde:«Stiamo pensando su questo, abbiamo visto che sono qui e sono stati ricevuti a livello italiano, per noi ancora non è stata presa una decisione penso che entro oggi si farà».

Sulla mediazione vaticana tra palestinesi e israeliani di cui si specula soprattutto sui mass media, Parolin è stato chiaro dicendo che al momento non c'è nulla. «Credo che grandi spazi al momento non ci siano, però c'è la presenza in loco della chiesa attraverso il Patriarcato latino di Gerusalemme e credo che ci sia qualche interlocuzione in questo senso, qualche scambio di messaggi, è più su quel versante che si sta tentando di fare qualche cosa». Sulla telefonata intercorsa tra Papa Francesco e il presidente turco Erdogan, Parolin ha ammesso di «non essere al corrente dei contenuti». Tuttavia, ha precisato, che al momento la Santa Sede non ha mai richiesto un «Cessate non il fuoco». Parolin ha specificato: «Noi non abbiamo mai usato la parola cessate il fuoco, ma siamo attenti alle cose umanitarie».

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