Papa Francesco: all'udienza il capo della milizia in Iraq che vuole neutralizzare il cardinale di Baghdad

Papa Francesco: all'udienza il capo della milizia in Iraq che vuole neutralizzare il cardinale di Baghdad
Franca Giansoldatidi Franca Giansoldati
Martedì 12 Settembre 2023, 16:04
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Tra i tanti guai che sono sulla scrivania del Papa anche il pasticcio iracheno. Il Papa ha ammesso di aver incontrato - ma solo «per un breve saluto di circostanza» durante l'udienza generale della scorsa settimana - il discusso capo delle milizie irachene al-Khildani, vale a dire l'uomo politico che sta dando filo da torcere al cardinale di Baghdad, Luis Sako, l'unico punto di riferimento della ormai minuscola comunità cristiana, una minoranza drasticamente crollata numericamente perchè sottoposta in questi anni a condizioni di vita complicatissime, al punto che chi aveva le possibilità economiche è emigrato all'estero. Oggi ci sono solo 150.000 cristiani, rispetto ai 1,5 milioni del 2003 su una popolazione totale di oltre 40 milioni.

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La tensione politica è arrivata a livelli mai visti e il mese scorso il cardinale Louis Sako si è ritirato per protesta da Baghdad rifugiandosi nella regione curda semi-autonoma dell'Iraq settentrionale, in aperta polemica con il presidente iracheno Abdul Latif Rashid che nel frattempo aveva revocato un decreto che riconosceva la posizione istituzionale del Patriarcato dei Caldei, uno dei riti orientali della Chiesa cattolica.

Sako ha dichiarato che non tornerà a Baghdad fino a quando il riconoscimento non sarà ripristinato. In questo contesto il cardinale ha denunciato anche la campagna che Rayan al-Kildani sta portando avanti. Al Kildani è un cristiano caldeo, fondatore della milizia Brigate di Babilonia sostenuta dagli sciiti iraniani, una formazione che ancora oggi pattuglia la Piana di Ninive dove in passato ha combattuto l'Isis. Il partito politico associato ad al-Kildani, il Movimento di Babilonia, ha vinto quattro dei cinque seggi designati per i cristiani alle elezioni parlamentari irachene del 2021. 

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La situazione piuttosto ingarbugliata si è complicata quando Sako e al-Kildani hanno iniziato ad accusarsi reciprocamente di volersi appropriare delle proprietà cristiane. «Mi sono opposto a questa milizia e ad altre che volevano appropriarsi di ciò che appartiene di diritto ai cristiani», ha dichiarato Sako all'Associated Press, pochi giorni dopo il suo arrivo a Irbil «Naturalmente, nessuno difende i cristiani se non la Chiesa».

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Al-Kildani però ha accusato Sako di aver venduto le proprietà della chiesa, anche se il patriarca nega e ha intentato anche una causa contro Sako per calunnia. Mentre Al-Kildani si è detto pronto a incontrare Sako per riconciliarsi, il cardinale si rifiuta. «Non è una persona rispettabile».

In tutto questo il presidente iracheno ha minimizzato la revoca del riconoscimento del Patriarcato caldeo come una questione burocratica, sostenendo che non ha diminuito lo status legale o religioso del patriarca.

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Il Vaticano finora è rimasto in gran parte in silenzio anche se ha invitato Sako ad abbassare la tensione con le autorità irachene per il bene dei cristiani iracheni. L'udienza papale ad Al-Kildani va interpretata come un tentativo per incoraggiare un accomodamento. 

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Gli Stati Uniti, nel frattempo, si sono schierati con Sako. Il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller ha dichiarato il mese scorso che gli Stati Uniti sono preoccupati per il cardinale Sako che potrebbe essere sotto attacco da parte di un leader della milizia che nel 2019 è stata colpita da sanzioni per il suo presunto coinvolgimento in abusi dei diritti umani, tra cui il taglio dell'orecchio di un prigioniero.

Al-Kildani ha negato le accuse e accusando la comunità internazionale di ingratitudine, visto che i miliziani hanno lottato per debellare l'Isis dal territorio. Inoltre ha denunciato il Partito Democratico Curdo - il partito al potere nella regione curda, rivale del Partito dell'Unione Patriottica del Kurdistan del presidente iracheno - e gli Stati Uniti di aver architettato il ritiro di Sako da Baghdad per motivi politici.

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