Avellino, allarme di Confcommercio: «Negozi chiusi dopo triennio da incubo»

Avellino, allarme di Confcommercio: «Negozi chiusi dopo triennio da incubo»
«Prima il Covid, poi i rincari di luce e gas, adesso la guerra in est Europa i cui effetti nefasti si vedranno in futuro. È la tempesta perfetta che si abbatte sul...

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«Prima il Covid, poi i rincari di luce e gas, adesso la guerra in est Europa i cui effetti nefasti si vedranno in futuro. È la tempesta perfetta che si abbatte sul commercio e rispetto alla quale il governo non offre un ombrello adeguato».

Oreste La Stella, presidente avellinese di Confcommercio, analizza il triennio nero in cui il settore del commercio e l'imprenditoria in generale sembrano sprofondati. La Stella parte dagli effetti del Covid, delle chiusure delle attività prima e della crisi economica che ne è seguita. Difficile fare un bilancio provinciale in termini numerici perché, spiega il presidente della Confcommercio, «assistiamo ancora al fenomeno di apertura di nuove attività commerciali, in particolare da parte di quei pochi giovani rimasti in Irpinia che in qualche modo tentano l'impresa. Il saldo tra chiusure e nuove aperture risulta solo leggermente negativo, ma è un dato falsato perché il numero di aziende che per effetto della pandemia hanno dichiarato fallimento o che hanno deciso di tirare i remi in barca perché non riuscivano più a sostenere i costi, è altissimo. Il bilancio è assolutamente negativo. Basta girare per le strade di Avellino e degli altri 117 comuni della provincia per rendersi conto che la maggior parte dei locali, una volta occupati da attività commerciali, sono vuoti. È quello il vero segnale che la crisi ha colpito duramente il settore: dietro quelle vetrine spente, ci sono posti di lavoro persi».

Ora gli aumenti di luce e gas che, evidenzia La Stella, ricadranno sulle spalle di tutti. «Per alcuni settori, penso a quello della panificazione particolarmente soggetto ai costi dell'energia elettrica e della fornitura di gas, il danno è enorme. A fronte di un aumento consistente delle utenze, l'unica risposta che gli imprenditori del settore potranno dare sarà quella di aumentare ulteriormente il costo del pane. Basta entrare in un qualsiasi supermercato per rendersi conto che non c'è un solo prodotto che non sia aumentato di prezzo. Tutto questo si scaricherà sui consumatori e sulle famiglie. Ogni negozio ha costi già alti legati alle utenze e questi aumenti hanno ulteriormente gettato benzina sul fuoco dei conti di ogni attività. Ne veniamo da due anni di pandemia che sono stati terrificanti, ci sono stati degli aiuti ma nella maggior parte dei casi in ritardo e soprattutto insufficienti perché per molti settori il mercato non si è ripreso. Nell'abbigliamento ad esempio le difficoltà sono enormi, il crollo dei fatturati è senza precedenti per la paura di spendere delle persone che non hanno più denaro. Una famiglia che prima riusciva, anche se con sacrificio, a coprire le spese mensili con questi rincari sulle utenze fisse di cui non si può fare a meno, deve contrarre il proprio potere d'acquisto. È un problema complessivo che riguarda tutto il mondo produttivo: il commercio, l'industria, l'artigianato, l'agricoltura. Di fronte ad un momento assolutamente straordinario, manca una strategia complessiva del governo». 

All'orizzonte poi gli effetti che la guerra in Russia avrà su alcune materie prime, sul gas in particolare. «I rincari attuali sono precedenti al conflitto in Europa. Gli effetti della guerra li vedremo ma in futuro. Sarà - avverte La Stella - un'altra valanga che si abbatterà su attività imprenditoriali e famiglie. Ci vogliono interventi tempestivi e veloci come fatto dalla Regione nell'estate 2020. Quei bonus stanziati da De Luca come ristori per far fronte ai primi danni del Covid, arrivarono in pochissimo tempo nelle casse degli imprenditori. Se il governo vuole intervenire, può farlo. Lo abbiamo visto sul prezzo del carburante: è bastato ridurre le accise per far crollare nel giro di 24 ore il costo di benzina e gasolio all'utente finale senza intaccare le casse dello Stato. La stessa tempestività di intervento governativo però non c'è stata per far fronte agli aumenti di gas e forniture elettriche che rappresentano la reale mazzata per la nostra economia. Non basta prevedere sgravi per chi ha un Isee basso, famiglie che vanno tutelate certamente più delle altre, ma tutti stanno soffrendo e il potere di acquisto complessivo si contrae a danno delle imprese».
 

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Il Mattino