Condannata a due anni e 8 mesi di reclusione la maestra Amedea Di Giovanni, accusata di violenza nei confronti dei suoi alunni. La donna, inoltre, è stata condannata al...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il Pubblico ministero che ha seguito le indagini aveva chiesto quattro anni di reclusione per la maestra della scuola materna di rione Valle incastrata dalle telecamere installate dagli agenti della squadra Mobile della questura di Avellino, all’indomani delle diverse denunce presentate da alcune mamme allarmate per i cambiamenti umorali e per alcuni lividi notati sui loro bambini. La maestra, originaria di Manocalzati, sposata con un imprenditore e da anni residente ad Avellino, oltre a vantare una carriera trentennale alle spalle e una reputazione di tutto rispetto nell’ambito scolastico, avrebbe avuto una rete di protezione e appoggio, perfino di connivenza. Conclusione alla quale giunse il Gip del tribunale di Avellino, Giovan Francesco Fiore, riportandola nella sua ordinanza di custodia cautelare con la quale sottopose la donna al regime degli arresti domiciliari in quanto le vessazioni subite dagli alunni, come testimoniano anche le riprese realizzate dagli agenti della III Sezione della Squadra Mobile di Avellino, sarebbero avvenute alla presenza di altro personale, docente e non, in servizio all’interno del plesso scolastico di Piazza Carlo Festa. La donna fu arrestata il 30 maggio dello scorso anno, al termine di lunghe ed articolate indagini e da allora è stata sottoposta, fino alla revoca di ieri, al regime degli arresti domiciliari. La maestra è stata sottoposta per nove mesi alla misura restrittiva, dopo che la richiesta di scarcerazione presentata dal suo difensore di fiducia Brigida Cesta, venne rigettata dal tribunale del riesame di Napoli. A smascherare la maestra furono gli stessi bambini che seppure intimoriti raccontavano dell’esistenza di una camera buia, soprannominata del telefono, nella quale venivano lasciati soli, in lacrime, per ore. Ma nelle immagini delle telecamere sono state registrate anche espressioni forti pronunciate dalla maestra nei confronti dei più piccoli: «Stai zitto o ti ammazzo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino