Emergenza carceri, ad Avellino musica negli istituti di Lauro e Bellizzi

Emergenza carceri, ad Avellino musica negli istituti di Lauro e Bellizzi
Musica come momento di inclusione, musica come palliativo dalla solitudine, musica come propulsore di emozioni. Questo il progetto che si è tenuto oggi nella casa...

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Musica come momento di inclusione, musica come palliativo dalla solitudine, musica come propulsore di emozioni. Questo il progetto che si è tenuto oggi nella casa circondariale di Avellino, proposto dal garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello insieme al gruppo musicale Incanto.

«La musica regala emozione e momenti di inclusione sociale, questi momenti che organizzo negli istituti penitenziari sono occasioni di leggerezza che allontanano dal torpore e quel senso di solitudine proprio delle carceri» ha commentato Ciambriello.

Uno spettacolo musicale con un repertorio multietnico e classico napoletano. L'evento ha coinvolto una platea di cento ristretti di cui quattordici della sezione femminile. Hanno presenziato, oltre al garante, la direttrice Concetta Felaco e il comandante Giovanni Salvati. Dopo lo spettacolo nell'istituto avellinese, il garante e la direttrice si sono poi recati all'istituto a custodia attenuata per detenute madri di Lauro, anche qui, è stato replicato lo stesso spettacolo per le dodici donne e i loro undici figli.

Dopo lo spettacolo il garante ha condiviso un pranzo con le ristrette, i loro figli, il coro musicale e le volontarie. «Ringrazio il coro composto dalle 18 donne che hanno coinvolto tutti i detenuti, organizzo spesso e volentieri attività culturali e musicali perché ritengo che la musica e il teatro siano momenti di aggregazione che migliorano le relazioni umane, la musica è terapia dell'anima e collante sociale .È importante sottolineare che finalmente la prossima settimana cominceranno i lavori del capo sportivo e il restyling dei sanitari per i 529 detenuti di cui 29 donne dell'istituto penitenziario di Avellino», sottolinea Ciambriello.

La direttrice del coro Luciana Mazzone ha dichiarato : «Portare il coro Incanto in contesti di educazione informale e non formale, vuol dire sostenere e confortare i ristretti, utilizzando il canto come forma di auto analgesia».

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Il Mattino