Dieci anni di reclusione per omicidio colposo plurimo e disastro colposo: questa la condanna richiesta dal procuratore di Avellino, Rosario Cantelmo, per Giovanni Castellucci,...
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Durissimo l'atto d'accusa di Cantelmo, sui comportamenti di vertici e funzionari della società: il procuratore ha sottolineato in alcuni passaggi del suo intervento il preminente interesse al profitto di una società che «nonostante i lauti guadagni derivanti dal pedaggio che pagano i cittadini, non ha inteso provvedere alla manutenzione delle barriere del viadotto». In un successivo passaggio, Cantelmo ha censurato anche la condotta difensiva degli imputati: «Hanno scelto il negazionismo: nel rimpallo di competenze e responsabilità, nessuno sapeva niente di Acqualonga». Al giudice monocratico, Luigi Buono, che presiede il processo, dopo aver ricordato «la morte innocente delle vittime di Acqualonga», Cantelmo ha chiesto «una sentenza giusta, che non consenta a nessuno di farla franca»
Secca la replica dell’avvocato difensore di Autostrade, Giorgio Perroni: «Le richieste di condanna - ha dichiarato in una nota - appaiono poco sconcertanti, perché non fondate su alcun dato scientifico oggettivo e in contrasto con quanto emerso in dibattimento. Si contesta ad esempio alle strutture tecniche della società di aver mantenuto sul ponte Acqualonga barriere che pure rispondono ai più elevati standard di contenimento a livello internazionale, verificati non più tardi del 2015 e confermati dagli stessi periti dell’accusa, sulla base di vizi solo di tipo amministrativo. La decisione contestata si inserisce peraltro all’interno di un progetto di riqualifica delle barriere stesse, deciso su base volontaria da Autostrade per l’Italia, per il quale la società aveva messo a disposizione dei progettisti ben 150 milioni di euro». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino