Brasismo nei Campi Flegrei, il vulcanologo Sulpizio: «Escalation come nell'82, nulla fa pensare al peggio»

Il docente: nella storia della caldera innalzamenti e abbassamenti si alternano; eruzione imprevedibile ma il magma ci mette tempo

La Solfatara
Tanti i terremoti avvertiti dalla popolazione, stremata da un mese di aprile piuttosto agitato dal punto di vista bradisismico. Ne parliamo con Roberto Sulpizio, vulcanologo del...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Tanti i terremoti avvertiti dalla popolazione, stremata da un mese di aprile piuttosto agitato dal punto di vista bradisismico. Ne parliamo con Roberto Sulpizio, vulcanologo del Dipartimento di Scienze della Terra e dell'Ambiente dell'Università di Bari.

Professore, solo ad aprile la velocità di sollevamento del suolo ha avuto due scatti anomali e attività sismica molto intensa. Cosa dobbiamo aspettarci?

«Va compreso e ricordato che il sollevamento del suolo non è mai continuo, ma ha fasi diverse all'interno della stessa crisi: periodi in cui ci sono rarissime scosse, altri con magnitudo più alte, come la scorsa notte, e frequenti sciami sismici. Questo accade perché la zona che si solleva, individuata dalle misure continue dell'Osservatorio Vesuviano, con i terremoti libera energia, si crea quindi spazio e per un po' di tempo la situazione può essere tranquilla. Dopodiché il sistema si ricarica e riprende a risalire: non una risalita continua ma a scalini, a scatti. Quello che dobbiamo aspettarci da questo sistema, non possiamo saperlo, lo stiamo monitorando. Ciò che sappiamo è che da 20 anni il sistema si sta sollevando (dal 2005, ndr); e studiando gli episodi del passato, sappiamo che i Campi Flegrei alternano abbassamenti e innalzamenti. La crisi del 1982-84, per certi versi simile a questa, terminò senza che successe niente: una volta che l'energia del vulcano fu dissipata, il sistema si sgonfiò. Dopo due anni di sollevamento molto evidente e continui sciami, tutto si fermò. Ciò che sappiamo della crisi attuale è che rientra nei parametri di quella crisi e nulla ci fa pensare a un'evoluzione diversa».

È prevedibile una escalation o qualcosa di simile all'82-84?

«Ogni crisi è differente, se dobbiamo fare similitudini occorre un po' di attenzione, poiché il sistema non è che si comporta sempre alla stessa maniera, come ho detto. Negli ultimi due anni c'è stata sicuramente un'escalation, con un aumento delle velocità di deformazione e attività sismica. Ma riallacciandoci alla crisi 82-84, sappiamo che questi due parametri furono molto più intensi, e poi le cose rientrarono. Al momento, ripeto, siamo ancora nei parametri deformativi di quella crisi, però stiamo ancora salendo: dove potremmo arrivare è difficile dirlo. Sono cose che ovviamente dobbiamo seguire passo a passo. Va sottolineato che i Campi Flegrei sono uno dei vulcani più monitorati al mondo. Quindi non può sfuggire alcun cambiamento all'Osservatorio Vesuviano».

Si può ipotizzare un aggravamento dell'Allerta da Giallo ad Arancione?

«Questa è una decisione che non spetta alla comunità scientifica ma alla Protezione civile. Però vorrei chiarire ai cittadini, che per noi vulcanologi il passaggio non porterebbe cambiamenti al monitoraggio, che avviene sempre h24. Cambierebbe tutto, invece, alla Protezione civile perché dovrebbero interfacciarsi con problematiche socio-economiche anche molto delicate».

L'intensificarsi degli eventi nell'ultimo anno non è già il segnale che bisogna prepararci a ulteriori cambiamenti?

«I parametri geochimici dicono che non ci sono stati grossi cambiamenti: questo è importantissimo. Inoltre, la forma della deformazione è rimasta costante, non sembra ci siano spostamenti significativi di masse dalle profondità, poiché i terremoti sono sempre entro 2-3 chilometri. Se la domanda è "ci sarà un'eruzione nei prossimi mesi oppure non ci sarà?", la risposta è ovviamente: non lo possiamo dire ora. Potremmo dirlo quando cominceremo a vedere qualcosa di più evidente. E, per rassicurare la popolazione, non è qualcosa di immediato: per risalire verso la superficie il magma ci mette un po' di tempo».

La risalita del magma porterebbe a una variazione della deformazione dell'area, quindi. Ma anche in caso di un'eruzione freatica, che ha origine più in superficie?

«Sono in Grecia in questo momento proprio perché stiamo cercando di studiare alcune eruzioni di questo tipo, che non includono magma, perché le conosciamo poco. I gas nell'acquifero idrotermale ai Campi Flegrei vengono scaricati con le fumarole, specialmente a Pisciarelli, Solfatara e a mare. Quindi, ci sono già molte zone di risalita idrotermale nella zona centrale della Caldera. Ovviamente ci sono delle condizioni particolari per cui si potrebbe creare localmente una sovrappressione e avvenire una piccola o grande esplosione, che dipende da quanto gas viene immagazzinato. Senza girarci intorno, le eruzioni freatiche sono una probabilità, qualcosa che potrebbe accadere e di difficile previsione. Però abbiamo segnali in real time che ci dicono cosa avviene in queste aree fumaroliche: informazioni istantanee che ci fanno capire se qualcosa sta cambiando anche da questo punto di vista. La Commissione Grandi Rischi fa molto bene a voler approfondire questa questione, perché è una delle cose che conosciamo meno della dinamica di un vulcano».

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino