Covid ad Avellino, Chiara ricoverata a 17 anni: è la battaglia più difficile

Covid ad Avellino, Chiara ricoverata a 17 anni: è la battaglia più difficile
Non migliorano le condizioni di Chiara, la ragazza di appena 17 anni di Avella, ricoverata da lunedì scorso nella terapia intensiva del Covid Hospital di Avellino. Il...

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Non migliorano le condizioni di Chiara, la ragazza di appena 17 anni di Avella, ricoverata da lunedì scorso nella terapia intensiva del Covid Hospital di Avellino. Il quadro clinico, già critico in quanto la giovane è pluripatologica sin dalla nascita, s'è complicato nelle ultime ore: la sua vita è appesa a un filo. In apprensione l'intera comunità avellana. 

In subintensiva, sempre nel Covid Hospital, sono improvvisamente peggiorate anche le condizioni di un uomo di 41 anni, il primo contagiato in Campania trattato con tecnica Ecmo, ovvero con l'ossigenazione extracorporea a membrana (che inizialmente stava dando buoni risultati). Per il resto, la situazione tra il «Moscati» ad Avellino e il «Frangipane» ad Ariano Irpino, è stabile. Il numero dei positivi ricoverati nelle due strutture non supera i 150 da quasi due settimane (ai quali, però, bisogna aggiungerne circa un centinaio in via di guarigione trasferiti presso le cliniche private accreditate che hanno dato disponibilità all'accoglienza). In questo momento, ce ne sono 121 (81 al Moscati e 40 al Frangipane), di questi 14 sono intubati in terapia intensiva. E se fino all'altro giorno questo dato destava preoccupazione, ieri c'è stato l'annuncio del direttore generale dell'Azienda Moscati, Renato Pizzuti: «Nel Covid Hospital di Avellino ha detto il manager siamo in grado di raddoppiare i posti di terapia intensiva, passando agevolmente dai 10 attuali (tutti occupati, ndr) a più di 20». La quota che si può raggiungere è di 26 letti attrezzati per la ventilazione meccanica. Infatti, spiega ancora Pizzuti, «dei quattro piani di cui è costituita la Palazzina Alpi (che da aprile scorso ospita il Covid Hospital, ndr) i due più in basso sono destinati ai pazienti non critici, mentre quelli alti a pazienti più complessi. Quindi, il secondo piano è sempre di intensiva. Il primo, invece, a seconda delle necessità può essere di semintensiva o di intensiva. Il piano zero è sempre semintensivo, mentre il piano sotterraneo è per le degenze ordinarie». Dal primo settembre a oggi, sono stati 438 i contagiati ricoverati nell'area Covid della struttura di Contrada Amoretta con il supporto del plesso Landolfi di Solofra (40 posti letto). In questi tre mesi, sono state dimesse a domicilio 188 persone e altre 77 trasferite in cliniche private, per complessivi 265 dimessi. Il massimo del carico assistenziale è stato raggiunto nelle prime due settimane di novembre con 150 degenze covid in un solo giorno, possibili grazie all'utilizzo, oltre che del Covid Hospital (48 posti) e del Landolfi, dei reparti di Medicina d'urgenza, Medicina interna, Malattie infettive e Geriatria (in parte o del tutto riconvertiti). La letalità del trimestre settembre-novembre è stata del 18,35 per cento (78 decessi su 429 ricoveri), inferiore di circa 6 punti a quella del trimestre marzo-maggio (24,4 per cento), quando l'emergenza aveva toccato il picco. Dei 78 che non ce l'hanno fatta (donne 43,59%, uomini 56,41%), 64 erano irpini, 13 di altre province, uno era francese. L'età media dei deceduti è di 78 anni, con il più giovane che aveva 37 anni e il più anziano 93. Come noto, un fattore importante nei decessi è la presenza di altre patologie. Tra queste, la prima è l'ipertensione arteriosa è quella più rilevata (nel 18,34% dei casi), seguita dal diabete mellito (14,01 %) e dalla cardiopatia ischemica (10,14 %). Passando al pronto soccorso, da una decina di giorni la struttura non è più congestionata. I posti letto sono passati da 14 a 30 (fino a 15 possono essere usati per Covid accertati o sospetti).

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Il Mattino