È positivo al «Gene N» del coronavirus, ma l'azienda ospedaliera «Moscati» di Avellino non lo sospende dal servizio perché lo ritiene non...
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Allora perché la direzione strategica del «Moscati», quando mercoledì scorso ha diffuso le conclusioni dell'indagine interna, ha parlato di un errore della macchina (annunciando pure l'acquisto di una nuova piattaforma) e ha tenuto nascosto questo particolare, ribadendo che tutti gli 8 tamponi erano negativi? Ma soprattutto perché l'operatore sanitario ha continuato a lavorare esponendo al rischio contagio i colleghi e i degenti? Sul primo interrogativo, preferisce glissare il direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera «Moscati» Rosario Lanzetta. Che ancora una volta ribadisce: «I tamponi degli 8 dipendenti sono risultati tutti negativi: il Gene N è un gene comune a molti coronavirus, circostanza che alimenta dubbi interpretativi. Per questo, abbiamo ritenuto di ripetere gli esami più volte. E dal Cotugno hanno poi accettato la nostra tesi».
Versione, questa del direttore sanitario, che non trova riscontro in quella di Atripaldi: «A Napoli replica dunque Lanzetta - non hanno messo in discussione il risultato. Inoltre, dopo la controprova, abbiamo effettuato altri due tamponi ad Avellino che hanno dato entrambi esito negativo». Eppure resta la prima positività che secondo le indicazioni ministeriali andava trattata in altro modo: «Ma il ministero della Salute dice anche che dopo due tamponi negativi non c'è pericolo». Il dipendente, però, non sarebbe mai stato sospeso dal lavoro esponendo al rischio contagio i colleghi e i degenti: «Abbiamo usato la massima cautela con questo come con ogni nostro dipendente. E vale la pena ricordare che stiamo parlando di soggetti sani e del tutto asintomatici, i quali non hanno mai avuto alcun problema di salute in questo periodo. E i due tamponi negativi, ripetuti nella nostra struttura e che per noi sono dirimenti, ci hanno permesso di mantenerli in servizio. Il fatto che fino a oggi non ci siano stati contagi tra il personale a contatto con questi soggetti ci dà ragione». Come sottolinea, infine, anche il direttore generale del «Moscati» Renato Pizzuti: «Non è mai stata messa in discussione l'attendibilità del nostro laboratorio e della nostra apparecchiatura: la decisione di dotarci di una nuova piattaforma è stata presa proprio per evitare eventuali dubbi interpretativi». Il dubbio, però, almeno su questo caso resta. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino