Coronavirus, paraplegico da 15 anni: «Vi dico cos'è realmente il lockdown»

Coronavirus, paraplegico da 15 anni: «Vi dico cos'è realmente il lockdown»
«La quarantena? La vivo con ironia». Ci scherza su Giuseppe De Prisco, quarantacinque anni, paraplegico da quindici da quando un fatale schianto in moto, a poca...

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«La quarantena? La vivo con ironia». Ci scherza su Giuseppe De Prisco, quarantacinque anni, paraplegico da quindici da quando un fatale schianto in moto, a poca distanza da casa, lungo la Provinciale che conduce a Frigento, lo ha paralizzato.


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Il lockdown, ossia l'isolamento forzato e imposto per decreto governativo, purtroppo lui lo sconta quotidianamente. Per questo affronta i giorni della pandemia con una saggia dose d'ironia, e leggerezza. «Ho vissuto momenti peggiori - racconta il giovane ex carabiniere - Sono stato tra la vita e la morte figuriamoci se adesso mi spavento di stare chiuso in casa. Sto reagendo provando a sdrammatizzare come faccio da quando sono costretto a questa nuova condizione. Certo non è facile, ma bisogna darsi forza e andare avanti». E Giuseppe da tre lustri va avanti su una carrozzella. La pandemia da Covid-19 è solo l'ultima barriera che ha incontrato lungo il percorso della sua vita modificata da uno sgambetto sinistro del destino. L'assistenza domiciliare a causa delle prescrizioni attuali è stata sospesa. E così la rete dei contatti umani, delle relazioni sociali che finora hanno reso meno pesanti e cupe le sue giornate casalinghe. «Meno male che c'è internet - taglia corto Giuseppe - altrimenti davvero sarei rimasto isolato».

Tra vignette virali e meme il tempo passa, e passa così pure il cattivo umore che a volte affiora e afferra, ma senza provocare effetti collaterali, pure il quarantacinquenne frigentino. «Mai lasciarsi andare allo sconforto o alla solitudine - esclama sibillino l'ex militare dell'Arma - Il rischio maggiore, adesso, per chi è più fragile è proprio questo: cedere allo scoramento, al pessimismo. Invece bisogna trovare sempre un motivo, una ragione per lottare e superare la depressione che ci assale quando sembra che non ci sia soluzione a un problema». Giuseppe mette comunque in conto il rischio che d'ora in avanti tutto sarà diverso, anche le relazioni, e tutto un po' più complicato. «Chi vive la disabilità in questo particolare momento vive di conseguenza le difficoltà imposte dal divieto di contatti - spiega poi Giuseppe - Gli amici che solitamente vengono a casa, a trovarmi, a scambiare qualche battuta adesso non vengono più. Le presenze sono assai limitate, ed è giusto che sia così, perché le mie difese immunitarie sono molto basse quindi il timore di un contagio è molto elevato».

Le giornate sono infinite per il 45enne paraplegico che fino al prossimo 3 aprile non potrà fare neppure le sedute giornaliere di fisioterapia, importanti per il mantenimento dei tessuti e delle ossa. La sospensione dettata dalla prevenzione si è resa necessaria per tutelare la salute di Giuseppe e degli operatori sanitari a domicilio. «Sono convinto che si andrà avanti così ancora per molti giorni - sostiene - Da quindici anni ho dovuto rinunciare a tante cose non capisco come mai la gente normale non riesca per quindici giorni, dico quindici giorni, a cambiare abitudini e a fare quindi dei sacrifici per il bene di tutti. Questo virus è davvero cattivo, perciò restiamo a casa».


Non si lamenta affatto Giuseppe. Negli anni ha imparato l'arte della pazienza e dell'attesa. I social media lo hanno salvato e proiettato in una dimensione che gli consente di affrontare la realtà della disabilità con minore fatica e insofferenza. Lui poi non si è mai fermato davanti a nessun ostacolo. «Lo ammetto però - confessa il 45enne di contrada Fontana Bianca - sulle prime ho avuto tanta paura del Covid-19 adesso invece sto gestendo questo sentimento con intelligenza e buon senso. Dobbiamo essere tutti prudenti e previdenti. Se si rispettano le regole allora il contagio si potrà contenere, e magari frenare». Poi Giuseppe avvia il pc. La connessione lo aiuta a mantenere quella relazione vitale col mondo che d'ora in avanti non sarà più come prima. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino