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«Viaggiare ha senso solo se si torna con una qualche risposta nella valigia». Questa frase, tratta dal libro di Tiziano Terzani «Un indovino mi disse», fa certamente pensare a persone come Giuseppe De Marco. Già, perché, nato a Chiusano San Domenico, De Marco, dopo aver trascorso una vita a Roma, svolgendo attività di rilievo nel campo della finanza, ha deciso di tornare a Chiusano con una risposta davvero interessante nella valigia: Cantina Riccio.
Siamo nella media valle del Calore, lì dove l'Aglianico sale in cattedra per raccontare ai palati erranti e curiosi il significato dell'espressione «sangue della terra».
«Sono nato e cresciuto in una famiglia contadina - racconta - dove mio nonno, Giuseppe, produceva e vendeva vino, ma più che di vero e proprio commercio si trattava di sopravvivenza. Benché amassi quel contesto, ho capito molto presto che non era la vita che volevo per me. Volevo studiare e conoscere il mondo, così, dopo essermi laureato, sono entrato in Banca d'Italia, a Roma, dove ho svolto per lungo tempo il ruolo di ispettore di vigilanza». Successivamente, De Marco ha lavorato come consulente e direttore di banca, ma con il trascorrere degli anni ha cominciato ad avvertire la mancanza di Chiusano e a tornarci sempre più spesso.
«Tornando - spiega - mi sono riavvicinato al territorio: si è riacceso in me l'amore per questa terra che, nel profondo, non si era mai completamente sopito, ed ha preso il via l'avventura».
«Oggi - racconta - abbiamo circa 5 ettari di proprietà tra i Comuni di Chiusano, dove produciamo Aglianico e Falanghina, Montefalcione e Parolise, dove nascono i nostri Fiano, e Santa Paolina, che ospita i vigneti di Greco».
Le bottiglie messe in commercio ogni anno sono circa 50mila (tra Fiano di Avellino, Greco di Tufo, Irpinia Aglianico, Taurasi e Falanghina, cui si aggiungono uno spumante, un passito ed una grappa a base Fiano) che oltre ad essere vendute in Italia finiscono in Danimarca, Giappone, Germania ed Inghilterra.
«Quando è nata la cantina - racconta De Marco - ci siamo accorti abbastanza presto che era un po' piccola, così, nel 2013, l'abbiamo allargata». Da quel momento è stato un investimento continuo che ha portato alla nascita di una mega struttura, il Green Resort De Marco, con due ristoranti, di cui uno gourmet e uno in stile vineria, diverse sale per eventi in grado di ospitare più di 200 persone, un hotel 5 stelle con 11 camere ed un agri-residence all'interno dei vigneti. E ancora: una piscina, una palestra, un campo da tennis, 20mila metri di giardino attrezzato ed è in arrivo anche la SPA.
«Quando mi dicono che qui non si investe sulle ricettività - afferma - un po' mi arrabbio. Io ci ho creduto e ci credo, ma bisogna impegnarsi molto per far crescere il territorio». De Marco, al di là dell'investimento iniziale, sta continuando a promuovere anno dopo anno la struttura e ricorda gli sforzi fatti durante il periodo della pandemia.
«Dal 2021 - dice - siamo ripartiti, ma per tornare ad una condizione di serenità è necessario lavorare sodo e tenere duro».
A dare una mano a Giuseppe c'è soprattutto il figlio Luigi, ma un grande investimento è stato fatto anche sul personale, tant'è che oggi la struttura dà un lavoro stabile a circa 15 persone. «Per me - dice De Marco - queste assunzioni sono motivo di grande orgoglio perché - conclude - il territorio cresce soprattutto con i posti di lavoro».
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Il Mattino