Dissero di tacere per convenienza, Autostrade licenzia dirigenti reticenti

Dissero di tacere per convenienza, Autostrade licenzia dirigenti reticenti
Dopo le intercettazioni imbarazzanti, Aspi licenzia i due manager Michele Donferri Militelli e Paolo Berti, il primo ex direttore delle manutenzioni, il secondo direttore delle...

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Dopo le intercettazioni imbarazzanti, Aspi licenzia i due manager Michele Donferri Militelli e Paolo Berti, il primo ex direttore delle manutenzioni, il secondo direttore delle operazioni. Fine del rapporto di lavoro che presumibilmente è legato alle inchieste avviate sia dalla procura di Avellino che da quella di Genova, dopo la conclusione del processo di primo grado per la strage Acqualonga e dopo il crollo del ponte Morandi. Entrambi i manager licenziati da Autostrade spa risultano indagati a Genova per omicidio colposo plurimo e disastro. Ma ad aver determinato il licenziamento potrebbero essere state le intercettazioni disposte nell'ambito dell'inchiesta sul crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018). Futrono effettuate dalla procura di Genova dopo la condanna di primo grado inflitta dal tribunale di Avellino a Paolo Berti (5 anni e 6 mesi di reclusione) per la strage dell'Acqualonga, per l'uscita di strada di un bus lungo l'A16 che provocò la morte di 40 persone (28 luglio 2013). Nelle intercettazioni disposte dagli inquirenti di Genova e dalle quali si evince che Berti si lamentava «della condanna inflitta» dal giudice monocratico di Avellino, Luigi Buono in quanto«avrebbe potuto dire la verità e così mettere nei guai altre persone», così scrive il gip del capoluogo ligure nell'ordinanza applicativa delle misure cautelari nei confronti di alcuni dirigenti di Aspi, che non vedeva quali destinatari i due licenziati.


 

Berti si confessa con Donferri che gli consiglia di «non pensarci, aspettali al varco, piuttosto pensa a stringere un accordo col capo». Dunque in quell'intercettazione emerge che Berti avrebbe mentito nel corso del processo sulla strage del bus in Irpinia con le cui dichiarazioni rese in aula «aveva salvato la faccia ad altri». Ciò era emerso dall'ordinanza sui falsi report dei viadotti. Tutta la documentazione in mano agli inquirenti di Genova è stata inviata anche alla procura di Avellino che nel frattempo, aveva già provveduto ad aprire un secondo fascicolo d'inchiesta. L'inchiesta bis aperta dal procuratore Rosario Cantelmo - che ha preso il via dopo le dichiarazioni dell'ingegnere Felice Giuliani, il consulente nominato dal giudice monocratico del tribunale di Avellino, Luigi Buono, nel processo sulla strage Acqualonga che aveva puntato il dito sulla mancata manutenzione delle barriere laterali del viadotto e sul fenomeno dell'erosione delle parti metalliche- si è estesa anche in Abruzzo, al fine di evitare che si possano ripetere tragedie analoghe. Ad avviso della procura avellinese sui nuovi viadotti finiti nell'indagine e tutt'ora sotto sequestro preventivo, sono stati sostituiti i precedenti tirafondi Liebig Plus, già omologati e certificati, con barre filettate inghisate in malta cementizia «compromettendo notevolmente la capacità di contenimento delle barriere in caso di urto con veicolo pesante e la maggiore rigidezza della stessa a seguito di impatto con veicolo leggero, tale da non mantenere un indice Asi inferiore al valore prescritto di 1.4». Secondo l'accusa il sequestro preventivo delle barriere new jersey «è l'unica soluzione al momento praticabile per evitare il protrarsi di una condizione di insicurezza nella circolazione stradale sull'A14».

Il gip del tribunale di Avellino ha rigettato, inoltre, anche la richiesta di dissequestro temporaneo al fine di effettuare delle verifiche sulle barriere bordo ponte prima di sostituirle. Nel decreto di sequestro preventivo firmato dal gip del tribunale di Avellino, Fabrizio Ciccone sono finiti anche 10 viadotti lungo l'A14, tra le uscite Pescara Ovest e Pedaso oltre ai 12 viadotti ubicati lungo l'A16, nel tratto tra le uscite di Baiano e Benevento.
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Il Mattino