Covid, don Vitaliano: «Messa di Natale? Orario va deciso dai preti, non dai politici»

Covid, don Vitaliano: «Messa di Natale? Orario va deciso dai preti, non dai politici»
«Una discussione irreale, che appassiona solo chi, evidentemente, la Chiesa non la frequenta. E che quindi farebbe bene a non frequentarla nemmeno la notte di...

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«Una discussione irreale, che appassiona solo chi, evidentemente, la Chiesa non la frequenta. E che quindi farebbe bene a non frequentarla nemmeno la notte di Natale».


Don Vitaliano Della Sala non usa mezzi termini, come nel suo costume, e boccia la politica, che a suo dire dovrebbe avere ben altri problemi che quelli di stabilire gli orari delle messe. Trova stucchevole la discussione, che allontana il ragionamento da quelli che dovrebbero essere i reali problemi di cui una classe dirigente, per giunta in un periodo di grave emergenza sanitaria, dovrebbe occuparsi. «Ma parlassero di politica e lasciassero fare a noi preti - sottolinea il parroco di Capocastello a Mercogliano - che tutta questa vicenda la viviamo da spettatori, pure divertiti».

Nel giorno in cui la Conferenza Episcopale Italiana suggerisce ai sacerdoti di distribuire in più celebrazioni la messa di Natale, di prevedere un inizio della messa cosiddetta di mezzanotte in orario compatibile con il coprifuoco e di orientare i fedeli ad una presenza equilibrata tra le diverse funzioni, il sacerdote trova quasi superflue tali precisazioni. «Il Papa da anni, nella notte di Natale, anticipa la messa alle 21. Anni fa a Mercogliano c'era un sacerdote, don Aurelio, che addirittura celebrava alle 18.30. Le rubriche prescrivono che la celebrazione vada fatta di notte, perché Cristo che nasce simboleggia la luce. Ma la mezzanotte è un orario simbolico. È una data convenzionale il 25 dicembre, figuriamoci se il problema può essere un'ora prima o un'ora dopo. Insomma, per motivi pastorali scegliamo noi l'orario, basta che sia buio».

Secondo il vicedirettore della Caritas diocesana, ogni sacerdote stabilirà gli orari delle celebrazioni anche tenendo conto delle abitudini della propria comunità. Più che sull'orario delle messe, don Vitaliano invita a concentrarsi sul vero significato del Natale, ricordando le parole di Papa Francesco che, proprio domenica scorsa, durante l'Angelus, ha sollecitato «maggiore sobrietà, attenzione discreta e rispettosa ai vicini che possono avere bisogno, qualche momento di preghiera fatto in famiglia con semplicità». «Potrebbe essere l'occasione provvidenziale per festeggiare veramente la nascita di Gesù - ricorda don Vitaliano - e rileggere il racconto dei Vangeli su quell'evento inconsueto e straordinario: leggerlo come se fosse la prima volta, senza vedere sullo sfondo l'immagine tradizionale e rassicurante del presepe di sughero e cartapesta a cui siamo fin troppo abituati, e accorgerci che Gesù non nasce né in chiesa, né a Natale, né a mezzanotte, ma in un posto insignificante. Si guarda con attenzione agli orari delle messe ma si dimenticano, in un giorno qualunque, da gente che non conta niente. In esso ci leggeremo che di fronte alla stalla di Betlemme si può arrivare soltanto in due modi: o come Erode per sopprimere l'innocente, o come i pastori poveri con il Dio povero». Don Vitaliano annuncia che quest'anno, il suo presepe, vedrà una sola statuina, quella di Gesù Bambino che indosserà una mascherina, segno dei tempi che viviamo. «Abbiamo tentato una conciliazione impossibile tra il bambino deposto nella mangiatoia e il nostro egoismo benpensante. Anziché cercare quel segno strano della presenza di Dio nella Storia, nella nostra storia, lo abbiamo nascosto sotto la festa che abbiamo creato attorno al Natale, una festa di luci e di carillons, di regali e di abbuffate, di elemosine di circostanza, di sentimentalismi sdolcinati, di prediche fervorose, di pubblicità finte, di affari. E abbiamo sottratto Natale al povero Cristo e ai tanti, troppi, poveri cristi».
 

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Il Mattino