Delitto di Avellino. Elena parla con la madre ma i suoi legali rinunciano al Riesame

Delitto di Avellino. Elena parla con la madre ma i suoi legali rinunciano al Riesame
Una telefonata di pochi minuti: frasi di circostanza tra Elena e la madre.  Forse qualche lacrima, sicuramente tanti...

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Una telefonata di pochi minuti: frasi di circostanza tra Elena e la madre. 

Forse qualche lacrima, sicuramente tanti silenzi. La complicità di un'adolescente con un genitore è spesso merce rara, in questo caso le due donne fin dal primo momento si sono cercate. La madre Liana Ferrajolo ha detto da subito che avrebbe difeso la figlia in tutti i modi. La giovane ha chiesto all'avvocato che l'ha incontrata in tribunale, e fin dal primo momento ai poliziotti che l'hanno presa in consegna, di poter incontrare la madre.

«Come stai, di cosa hai bisogno? Posso mandarti un pacco», ha detto la donna. La figlia ha chiesto alla madre come stavano a casa, come stava lei. 

Difficile decifrare fino a che punto la giovane abbia piena consapevolezza di questi momenti, di quel che era accaduto in queste drammatiche giornate. La telefonata ha avuto più che altro valore di sostegno morale. Eliana è una donna molto intelligente che non si è nascosta mai le difficoltà familiari (aveva spiegato agli inquirenti che la relazione con il marito non era idilliaca, non aveva nascosto dunque eventuali ripercussioni sulla psiche di Elena), anche quelle che indirettamente hanno potuto portare alle nefaste conseguenze di queste ore. Quindi ha trovato le parole giuste per dialogare, provare ad aprire uno spiraglio comunicativo con la figlia, colei che ha armato la mano dell'omicida del figlio con quella pressione di cui sono testimonianza le chat. Colei che, secondo gli inquirenti, ha aperto la porta di casa all'assassino.

Una richiesta a cui il tribunale di sorveglianza ha detto subito di sì. Le problematiche legate al periodo di quarantena imposto alla ragazza ma anche l'isolamento previsto per la gravissima accusa che pende sulla ragazza, ha impedito che ci fosse un contatto tra le due. Ma nelle prossime settimane, anche a seguito della verifica delle sue condizioni psichiche, le condizioni di detenzione potranno essere modificate.
Rinunciano al Riesame Elena Gioia e Giovanni Limata. Ritirati i ricorsi. La strategia degli avvocati, prevale ma in realtà lo stesso passaggio al tribunale del Riesame è utile sostanzialmente per acquisire ulteriori elementi alla difesa (disponibili in cancelleria tre giorni prima dell'udienza fissata) piuttosto che per ottenere una eventuale misura diversa dal carcere. Per i due fidanzati che devono rispondere di reati che comportano l'ergastolo il tribunale non avrebbe potuto disporre condizioni diverse dalle attuale: il carcere in isolamento.

Giovanni ed Elena hanno chiesto di poter avere qualche minuti di aria mentre sarà più difficile individuare quali potranno essere in seguito i loro compagni di cella.

Nelle scorse settimane il 31enne Benno Neumair, autore dell'omicidio dei genitori, è passato dall'isolamento alla cella tripla insieme a due ragazzi anche loro accusati di omicidio.

I difensori di Elena Gioia, la 18enne di Avellino accusata di aver ucciso il 23 aprile scorso, insieme al fidanzato 23enne, Giovanni Limata, il padre Aldo Gioia, 53 anni, hanno dunque rinunciato all'udienza davanti al tribunale del Riesame prevista per ieri mattina. Gli avvocati Vanni Cerino e Fabrizio D'Urso che difendono la giovane, hanno spiegato che il ricorso al Riesame era stato formalizzato con l'obiettivo di poter accedere agli atti di indagine.

Lo stesso legale ha confermato che la madre di Elena, Liana Ferraiolo, ha potuto parlare a telefono con la figlia ristretta in carcere ad Avellino.

E nei prossimi giorni anche i familiari di Giovanni potranno avere un primo contatto con il figlio.

Non trova invece riscontro la notizia secondo la quale l'avvocato Cerino avrebbe rimesso l'incarico di difensore di Elena Gioia. 

Difficile decifrare fino a che punto la giovane abbia piena consapevolezza di questi momenti, di quel che era accaduto in queste drammatiche giornate. La telefonata ha avuto più che altro valore di sostegno morale. Eliana è una donna molto intelligente che non si è nascosta mai le difficoltà familiari (aveva spiegato agli inquirenti che la relazione con il marito non era idilliaca, non aveva nascosto dunque eventuali ripercussioni sulla psiche di Elena), anche quelle che indirettamente hanno potuto portare alle nefaste conseguenze di queste ore. Quindi ha trovato le parole giuste per dialogare, provare ad aprire uno spiraglio comunicativo con la figlia, colei che ha armato la mano dell'omicida del figlio con quella pressione di cui sono testimonianza le chat. Colei che, secondo gli inquirenti, ha aperto la porta di casa all'assassino.

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Il Mattino