Clan e aste, Nicola Galdieri: «Mai stato un usuraio, contro di me solo menzogne»

Al processo il testimone Cutillo ricostruisce l'iter per recuperare la villa messa all'incanto

Clan e aste, in aula i testimoni
«Non sono mai stato un usuraio, contro di me solo menzogne, è stato tutto costruito ad arte». Il boss si spinge a fare accuse ai carabinieri. Questo il...

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«Non sono mai stato un usuraio, contro di me solo menzogne, è stato tutto costruito ad arte». Il boss si spinge a fare accuse ai carabinieri. Questo il contenuto delle dichiarazioni spontanee rese dall'imputato Nicola Galdieri, detenuto nel carcere di Tolmezzo la cui difesa è curata dagli avvocati Gaetano Aufiero e Claudio Davino.Dichiarazioni rese al termine di una lunga escussione di Giuseppe Cutillo che per diverse udienze non si è presentato in aula. Sul punto ha chiarito di essere stato impossibilitato a presentarsi e non perché avesse ricevuto intimidazioni o minacce.

Cutillo inoltre ha precisato di conoscere Nicola Galdieri, in quanto era socio di suo padre (Ottavio Cutillo) e che insieme commerciavano auto da Praga. Cutillo dice che il padre avrebbe dovuto dare soldi a Nicola Galdieri. Poi si è soffermato a lungo sull'esecuzione della villa di proprietà sua e di sua sorella, ubicata a San Potito Ultra. Una villa con piscina dal valore esorbitante, aggiudicata all'incanto dagli imputati nel processo Aste Ok, Livia Forte e Armando Aprile per 120mila euro.

«Non sono mai stato avvicinato da nessuno per non partecipare all'asta, non ho mai subito alcun tipo di minaccia ha riferito Cutillo ho saputo al termine dell'asta che la villa era stata acquistata da Livia Forte e Armando Aprile. I due mi dissero che se volevo riprendermi la villa, dovevo recarmi la sera al suo ristorante e andai accompagnato da un mio amico di scuola, Vittorio Forte e Antonio Forte (non imputati). Nicola Galdieri era all'oscuro di tutto. Solo quando riferii a mio padre che avevamo perso la villa, mi disse che avrebbe interessato il suo socio Nicola Galdieri». «Per ritornare in possesso della villa Livia Forte e Aprile mi chiesero 600mila euro. Ma mio padre scavalcando Nicola Galdieri riuscì a recuperare metà villa da Aprile per 120mila euro». Passaggio testimoniale importante ad avviso della difesa di Nicola Galdieri, per dimostrare l'estraneità del loro assistito dal coinvolgimento nelle aste e nella società con Livia Forte e Armando Aprile.

Ultimo teste ascoltato ieri Cesare Siano che aveva perso all'incanto la casa della madre. Ad aggiudicarsi il bene Forte e Aprile. «Inizialmente avevamo fatto un accordo. Dovevo pagare 750 euro al mese per tentare anche di riscattare la proprietà, ma dopo quattro mesi non vollero più fare il contratto a riscatto e dissi che sarei andato dalla guardia di finanza a denunciarli. Non ho mai detto di sparare in testa a Livia Forte». Infine è stato ascoltato il consulente tecnico nominato dalla difesa di Galdieri, Sorgente che ha precisato che alcune voci intercettate per pochi secondi non possono essere attribuite con estrema certezza ad alcuni imputati. Infine il processo è stato rinviato al 27 febbraio quando verranno ascoltati gli ultimi testimoni citati dal Aufiero. Il processo vede imputati Pasquale e Nicola Galdieri, Carlo Dello Russo, Ernesto Nigro, Diego Bocciero, Luigi De Simone, Angelo Genito, Antonio Matarazzo, Giuseppe Moscariello, Ludovico Nittolo, Mario Rosania, Antonio Taccone, Carmine Valente. Ed ancora Giuseppe Giovanni Volpe e Renato Freda, Giuliana Brogna, Giuseppina Nigro, Martino De Fazio, Franco Ambrosone, Giuseppe Durante, Sabino Mariano e Pellegrino Cucciniello.
 

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Il Mattino