Morì per cura non appropriata, dopo sei anni condannato il medico

Morì per cura non appropriata, dopo sei anni condannato il medico
Non sarà certo una sentenza di condanna per omicidio colposo a cambiare la vita di un padre che ha perso un figlio di vent'anni, ma almeno rende meno gravoso il ricordo...

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Non sarà certo una sentenza di condanna per omicidio colposo a cambiare la vita di un padre che ha perso un figlio di vent'anni, ma almeno rende meno gravoso il ricordo di quella sera d'inizio estate di sei anni fa quando l'equilibrio di una serena famiglia di Mirabella Eclano è stato stravolto per sempre e così il futuro che verrà. «Sono consapevole che niente e nessuno mi restituirà più Giuseppe- afferma Bruno Iapicca, stimato imprenditore, discendente dell'omonima dinastia eclanese- però giustizia è fatta. Lo dovevamo a nostro figlio, alla sua memoria. Troppe falsità erano state messe in circolo in quei giorni. La realtà emessa anche dalla verità processuale ha riabilitato la figura di Giuseppe».

 
Bruno dopo sei anni di calvario e tre di processo, è come se fosse rinato. Pesa le parole, scansa accuse e polemiche. Vuole solo restituire dignità a quel figlio giovanissimo morto per le negligenze di chi avrebbe dovuto salvarlo: un medico in servizio all'epoca al Pronto Soccorso dell'ospedale Cardarelli di Campobasso. Medico condannato per omicidio colposo a un anno e quattro mesi di reclusione pena sospesa, e al pagamento dei danni alla parte civile da quantificare, oltre alle spese processuali. Sei anni dopo la realtà di quella sciagura che scosse l'intera comunità di Mirabella Eclano. Giuseppe Iapicca poco più che ventenne si trovava a San Massimo, un paese poco distante da Campitello Matese, dove i suoi hanno un'abitazione. Il ragazzo accusa all'improvviso dei forti dolori addominali. Ricoverato d'urgenza gli viene somministrata una terapia farmacologica risultata inappropriata. La Procura della Repubblica di Campobasso dispone l'esame autoptico sul corpo del giovane di Mirabella Eclano che mai, come risulterà da ulteriori esami effettuati, aveva assunto sostanze stupefacenti o psicotrope. Il caso viene archiviato. La perizia esclude responsabilità mediche alla base della morte improvvisa di Giuseppe.

I genitori non accettano quel verdetto. L'avvocato Carmine Monaco riesce a far riaprire il caso e ad avviare così il processo culminato con la condanna del medico, Angelo Tozzi, ora in un'altra struttura ospedaliera fuori dal Molise, che si è occupato del ragazzo una volta ricoverato al Pronto Soccorso del Cardarelli di Campobasso.

La sentenza attuale ha ribaltato tutto. Certo non ha ribaltato il corso degli eventi ma ha appianato l'amarezza dei genitori di Giuseppe da sei anni aggrappati alla speranza di ottenere giustizia e non vendetta per la prematura morte del primogenito. «Sono stati anni duri, molto duri, per la mia famiglia- racconta sempre Bruno Iapicca-.Sembrava un'impresa impossibile, ma era inaccettabile quel verdetto perché distorceva la verità dei fatti». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino