OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
E' bufera sul sindaco Festa per il flop senza precedenti della campagna abbonamenti del «Gesualdo». Come anticipato ieri da «Il Mattino», il cartellone messo in piedi dalla fascia tricolore di Avellino, nell'insolita veste di impresario, ha fatto registrare solo 20 abbonamenti, distribuiti su 2 serate. Dati mai così negativi, per una struttura da 1.200 posti, e che gettano un'ombra pesantissima sulla gestione finanziaria della struttura e sulle possibili ricadute sul bilancio del Comune. Performance, infine, che fanno il paio con la figuraccia internazionale nella prima deserta con il premio Oscar, Nicola Piovani e con le centinaia di ingressi omaggio acconsentiti per evitare le platee vuote. Sul punto, il sindaco stavolta non è bravo a nascondere imbarazzo. «Sono contento prova a glissare che ci sia chi è appassionato di numeri, e non so se tante notizie interessino la città, rispetto alla pandemia che ha fatto chiudere il Partenio».
In realtà, il cinema teatro «Partenio» ha chiuso, solo provvisoriamente, la sala cinematografica, e negli stessi giorni in cui il teatro «Gesualdo» vendeva solo 20 abbonamenti, anche perché mancava la biglietteria la struttura privata ne staccava 400. Festa finge di non saperlo ed esprime, piuttosto, una seria preoccupazione: «Al di la dei numeri, noi stiamo provando a non chiudere. E questa è la sfida di un'amministrazione ha lanciato e sta vincendo». Ma i numeri sono duri. E soprattutto impietosi. Dino Preziosi, capogruppo di «La Svolta», li aveva richiesti formalmente al settore Cultura.
Luca Cipriano, capogruppo di «MaiPiù» e presidente del «Gesualdo» dal 2011 al 2016, chiede a Festa un passo indietro: «Questo è un risultato incredibilmente negativo, il peggiore nella storia del teatro. - premette - Mai si era arrivati a tanto, negli anni della mia presidenza avevamo una media di 2000 abbonamenti a stagione. Passare a 20 è mortificante per la città e la cultura. Il sindaco è l'affondo - non può che prenderne atto, rimetta la delega alla Cultura che ha conservato per sé e nomini un assessore competente per salvare il salvabile». Per Cipriano, considerato che tutto il resto è fermo, la condizione del teatro è «la punta dell'iceberg di un si sistema malato, che ha messo in ginocchio l'ex Gil, Casina del principe e il sistema della cultura ad Avellino. Questo flop smonta l'alibi di Festa - stride ulteriormente con i numeri del teatro privato «Partenio», che riapre e fa 400 abbonati. Non c'è pandemia che tenga di fronte, basta scuse, è la pagina più buia per il «Gesualdo» e uno schiaffo al pubblico che faticosamente avevamo fidelizzato». A questo punto, anche Cipriano teme ripercussioni economiche sul Comune: «Le casse dell'ente sono enormemente a rischio. Se gli spettacoli si pagano con i fondi Poc, tutte le altre spese come le copriremo?». E sul punto è critico pure l'ex assessore alla Cultura dell'amministrazione Foti, Bruno Gambardella: «Probabilmente, c'è stata una carente comunicazione, ed è noto che oggi i contenuti non vanno solo prodotti, ma anche veicolati. Questo non è avvenuto, forse per fretta o per approssimazione. E fa male. Questi anni di pandemia dice - potevano essere utilizzati per programmare la ripartenza delle strutture culturali di Avellino. Ma non lo abbiamo fatto». La figuraccia è grossa e l'assessore al Patrimonio, Stefano Luogo, passa la patata bollente nelle mani del sindaco Festa: «Il Teatro è stato inserito nella Fondazione di partecipazione a cui lavora il sindaco. Sarà certamente compresa in un business plan a cui lavora lui e certamente ci saranno soluzioni».
Il Mattino