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Cantare l’inferno ricordandolo dal paradiso. Luca De Stefano, per tutti Saìd, ritorna dopo un anno di pausa operativa. La scorsa settimana è uscito su Spotify Malavita. Dalle 14 di oggi, sul canale youtube Saìd Official, sarà disponibile anche il videoclip realizzato da Lucrezio Tv e girato a tra Las Palmas e Palma Campania. Un parallelismo casuale ma che sembra voluto. Luca De Stefano ha lasciato Solofra per stabilirsi alle Canarie. Qui ha aperto uno dei famosi Cannabis Social Club tipici dell’isola. È infatti consentito l’uso e la coltivazione privata (in casa o proprio nei social club) di cannabis a scopo terapeutico o ludico. Una sterzata definitiva in un contesto che ci farebbe pensare più a brani come Vita tranquilla di Tricarico che a quest’ultima uscita. Dopo un anno di silenzio, a fronte di una seconda metà di 2022 estremamente prolifica, Saìd ritorna a farsi sentire. Storie suburbane, storie di ghetto, appunto di “malavita”. Codici comportamentali ben definiti.
Un filone abbastanza inflazionato, ma che ha deciso di continuare a percorrere: «I miei ascolti da ragazzino inevitabilmente mi hanno influenzato. Il ghetto americano o i nostri Co’ Sang con la loro poesia cruda. È quello che mi ispira fare musica da sempre e mi consente di esprimermi al meglio nella scrittura di un testo. Il 2023 è stato un anno di costruzione. Ho messo su il mio studio qui a Las Palmas e con il mio produttore Masker abbiamo ricominciato a scrivere nuova musica».
Da aprile a dicembre 2022 una serie di singoli: Intro – senza lieto fine, Che vuò ra me, Sord cash, KTM, Chiamm ancor, Sole e luna. Malavita che ci appare la naturale prosecuzione di questo filone. «Non è proprio così. Malavita nasce in un periodo un po’ particolare. È una finestra su un certo mondo adolescenziale. Una denuncia su ciò che molti ragazzi sono disposti a fare per ottenere soldi facili mettendosi nei guai. Nel video l’interpretazione di Michele Montuoro non lascia scampo ad equivoci sebbene la scelta musicale addolcisce le asperità del testo e delle immagini. Quella di Saìd è una fotografia impietosa. Ripete: “Non a po cagná, chest è na malavit”. Sono testi che spesso vengono criticati per essere l’esaltazione di un determinato mondo. In questo caso è chiara la constatazione amara su un contesto tutt'altro che da esaltare: «È un monito, un’esortazione a non intraprendere quella strada. È come dire a tuo figlio non fare questa vita perché poi non la potrai cambiare».
La scelta di reppare in napoletano sembra una conseguenza dei temi scelti.
Stiamo componendo nuova musica, nuovi brani che usciranno nei prossimi mesi. Sarà un 2024 prolifico sotto questo aspetto». Uno dei video precedenti è ambientato sulle dune tipiche delle Canarie. Fino ad ora, però, entrato ancora nulla del suo nuovo mondo nei testi: «Hai ragione. La mia è ancora la musica del ghetto. Parla d’amore o di strada ma è a quell’ambiente che si rivolge. Qui per fortuna il ghetto non esiste: vivono tutti una vita molto tranquilla. È difficile fissarlo in un testo o almeno io non ci sono ancora riuscito. È più un posto contemplativo che ti permette di riflettere e ti aiuta a scrivere nuova musica su ciò che si è vissuto in precedenza». La prossima settimana c’è Sanremo. Dalle Canarie Saìd è pronto a sintonizzarsi. Il suo preferito? Facile immaginarlo: Geolier: «Anche lui viene dalla scuola dei Co’ Sang. Faremo il tifo per lui».
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