IrpiniAmbiente paga gli stipendi, Biancardi striglia i Comuni debitori

IrpiniAmbiente paga gli stipendi, Biancardi striglia i Comuni debitori
IrpiniAmbiente incassa dai Comuni una quota consistente dei pagamenti a saldo di fatture in sospeso e invia i bonifici ai dipendenti per gli stipendi di giugno. Ieri mattina...

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IrpiniAmbiente incassa dai Comuni una quota consistente dei pagamenti a saldo di fatture in sospeso e invia i bonifici ai dipendenti per gli stipendi di giugno. Ieri mattina l'amministratore unico della partecipata dei rifiuti, Matteo Sperandeo, ha comunicato la buona notizia ai riferimenti dei sindacati di categoria e alle loro Rsu.

Il giorno dopo lo sciopero, dunque, una prima schiarita, frutto di un lavoro incessante effettuato, pare, dagli stessi vertici della società in house della Provincia di Avellino e, in prima persona, dal presidente Domenico Biancardi. Proprio il numero uno di Palazzo Caracciolo avrebbe avuto un ruolo fondamentale nei contatti con i sindaci delle amministrazioni comunali morose. Un pressing iniziato prima dello stato di agitazione, e andato avanti per diversi giorni, che sembra aver dato i frutti sperati. «Abbiamo ripreso con grande determinazione una campagna di comunicazione e sensibilizzazione nei confronti dei Comuni spiega Biancardi chiedendo loro di mettersi in regola. E avviando, allo stesso tempo, una procedura di sollecitazione dei pagamenti degli arretrati. Come riscuotono la tassa sui rifiuti dai cittadini, così gli uffici degli enti locali devono, a stretto giro, predisporre il saldo dei servizi che IrpiniAmbiente ha già erogato sul loro territorio. Deve essere un normale rapporto tra fornitore e cliente. Del resto, stiamo parlando di un servizio fondamentale che non può essere sospeso a causa di chi non lo paga. Non è giusto nei confronti di quanti sono puntuali nei versamenti. Chiaramente, così facendo si rischia di compromettere la possibilità da parte dell'azienda di garantire una prestazione ottimale a tutti. È una questione funzionale legata alla copertura dei costi dell'attività. Fuori da questo ragionamento resterebbero solo i servizi essenziali che bisogna sempre garantire».
Insomma, Biancardi, che forse per la prima volta parla in maniera così decisa da socio unico della spa dei rifiuti irpini più che presidente della Provincia, non le manda a dire. Evidente la sua fermezza nel ribadire che «adesso non si può più scherzare». I 47 milioni di crediti accumulati da IrpiniAmbiente alla vigilia della fase che porterà all'affidamento della gestione del ciclo integrato sono un fardello troppo pesante. Un buco che rischia di far saltare l'obiettivo della partecipata che si muove in ossequio ai dettami della legge regionale sulla provincializzazione del servizio. È giunto il momento che i Comuni ripianino i debiti accumulati, specie per quanto riguarda i più ritardatari, alcuni dei quali non pagano una fattura anche da 2 o 3 anni, pur continuando a beneficiare della raccolta e dello spazzamento. «Nei confronti dei Comuni che non onoreranno i loro obblighi continua il vertice di Palazzo Caracciolo ci sarà una contrazione della prestazione concordata. Abbiamo pazientato fin troppo. Ci comporteremo di conseguenza con chi è indietro e non dà segnali di ravvedimento. Così come saremo comprensivi con quanti fanno registrare solo un leggero ritardo o, comunque, hanno predisposto un piano di rientro. Vogliamo dare un segnale chiaro e non è corretto che tutti abbiano dei disservizi».

Certo, c'è da mettere in conto che per l'esercizio in corso l'emergenza Covid-19 ha creato rallentamenti e congelamenti nei pagamenti della Tari. Ma parliamo di una quota piuttosto piccola rispetto a quelle che sono le cifre accumulate nel tempo da molti centri anche piuttosto popolosi, oltre ad Avellino. In primis Mercogliano. «Ciò che i Comuni incassano dal tributo insiste Biancardi deve essere messo subito a disposizione di IrpiniAmbiente. Il mio auspicio è che lo sciopero dell'altro giorno abbia dato una sveglia a qualcuno e che ci sia una continuità nei pagamenti come c'è stata negli incassi di questi ultimi giorni. A settembre, poi, molte amministrazioni che hanno fatto domanda per accedere ai fondi del Decreto Liquidità avranno una risposta. Il passaggio del debito dei Comuni a Cassa Depositi e Presti, ripianandolo in 30 anni, ci assicurerebbe risorse fresche per almeno 15-20 milioni di euro. Spero che i pareri siano tutti favorevoli e che prima dell'autunno si possano già raddrizzare, seppure parzialmente, i conti della società».
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Il Mattino