Fidanzatini-killer, dopo l'omicidio ​una donna ha portato Giovanni a casa

Fidanzatini-killer, dopo l'omicidio una donna ha portato Giovanni a casa
Una donna ha accompagnato Giovanni da Avellino a Cervinara dopo il delitto.È stata ascoltata in procura insieme alla madre. Si sta verificando se entrambe erano in auto ad...

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Una donna ha accompagnato Giovanni da Avellino a Cervinara dopo il delitto.È stata ascoltata in procura insieme alla madre. Si sta verificando se entrambe erano in auto ad attenderlo quando Giovanni è sceso, in realtà è scappato, da casa di Elena venerdì sera.


Il giovane non ha la patente e nel pomeriggio del giorno del delitto era arrivato in città con l'autobus. Aveva poi studiato assieme ad Elena il modo in cui potersi allontanare dalla città, probabilmente con un'altra persona che avrebbe potuto agevolare la fuga. Le cose sono andate diversamente e Giovanni ha ripiegato su un'amica che l'ha accompagnato a Cervinara.

Intanto va all'attacco la famiglia di Giovanni. L'avvocato Mario Villani chiarisce che ci sono molti punti ancora da indagare nella vicenda. «In «particolare la contaminazione della scena del delitto. Troppa gente è entrata in casa, un secondo coltello potrebbe essere stato utilizzato per assassinare l'uomo. Sappiamo che non è stato ritrovato ma è certo che Giovanni per sferrare 14 coltellate avrebbe dovuto avere un sangue freddo che poi non ha dimostrato scappando». I poliziotti hanno soccorso Gioia agonizzante fino all'ambulanza, buona parte del sangue lungo le scale è anche derivante da questa operazione. Ieri in procura è stata sentita la ragazza che ha accompagnato Giovanni a casa la sera dopo il delitto. Era in compagnia della madre, e lei avrebbe raccolto un primo frammento di confessione di Giovanni. In realtà il giovane non era a conoscenza del fatto che Gioia fosse deceduto a seguito delle coltellate. Non è chiaro nemmeno come mai la ragazza non si sia accorta subito che qualcosa non quadrasse quando ha visto Giovanni sconvolto. Il giovane probabilmente era riuscito ad occultare il coltello, poi ritrovato a casa sua. E sicuramente non indossava più il giaccone che aveva al momento dell'assassinio (infatti è stato trovato nelle scale del palazzo dei Gioia). Dunque soltanto alle sue parole che rivelavano che qualcosa era successo, le donne hanno capito quanto era accaduto. Tornato a casa, Giovanni è stato raggiunto dalla polizia a cui ha confessato l'aggressione, ha rivelato il nascondiglio dell'arma e consegnato il telefonino.

La raccolta di dati dall'apparecchiatura elettronica è stata affidata ad un perito. Dato che Elena ha rimosso dal cellulare i messaggi di testo che si era scambiata con Giovanni, sarà necessario fare delle operazioni tecniche per recuperarli. Altri accertamenti sono incorso nella casa del delitto: macchie di sangue e altri reperti contenenti Dna sono stati raccolti per accertarne la provenienza . Verifiche anche su mobilio e abiti dei residenti. In realtà i testi sono sia sul cellulare di Giovanni che su quello di un amico a cui in parte li aveva girati per errore. Non ci sono al momento altri indagati ma la ricostruzione dei momenti successivi all'omicidio potrebbe rivelare nuovi scenari. La ricostruzione delle chat è stata abbastanza complessa, Giovanni avrebbe inviato per errore i messaggi delle chat ad un amico appena dopo il delitto. Intanto vengono fuori nuovi elementi come ad esempio che, nonostante i divieti del padre, Elena frequentava la casa di Giovanni.

Elena sarebbe stata accompagnata Cervinara proprio dalla madre in diverse occasioni.


E il rapporto tra i due ragazzi era particolarmente stretto. Tanto che Elena aveva l'abitudine di farsi consegnare degli abiti da Giovanni: maglioni e magliette. All'inizio come un segno di affetto, poi anche per preparare la fuga. I quattro zaini di cui parla nelle chat in sostanza sono piedi di abiti, anche costumi da bagno, appartenenti sia a Elena che a Giovanni. Pronti per la fuga tanto da preoccuparsi che non sarebbero riusciti a contattare chi avrebbe dovuto accompagnarli dopo l'omicidio «Lo sai che se si scarica anche a me saremo nella merda perché dovremmo aspettare la mattina dopo per lasciare Avellino, perché non avremmo come chiamare», scrive infatti Limata su whatsapp, chiedendo a Elena di risparmiare batteria del cellulare.
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Il Mattino