«Vogliamo restituire alla comunità il bene confiscato ai Cava e garantirne l'accesso a tutti». Così il sindaco di Quindici, Eduardo Rubinaccio,...
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Il sindaco Rubinaccio precisa: «L'idea è di offrire il primo piano del bene confiscato in comodato d'uso gratuito per 20 anni al Gruppo carabinieri forestale di Avellino, che dal 2018 non ha più una stazione nel Vallo. Ne ho parlato tempo fa col comandate provinciale Sileo, che è stato anche qui per un sopralluogo alla villa, e i presupposti sembrano esserci tutti. Al pianoterra, invece, ipotizziamo di attivare uno sportello d'informazione, orientamento e sostegno sociale».
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Sullo stato di conservazione e fruibilità del bene, Rubinaccio dice: «Necessita di una serie di interventi di messa in sicurezza, già segnalati alla Regione Campania col progetto Uniti per Quindici stilato da un tecnico di fiducia. L'augurio è di ottenere il sostegno finanziario di 150mila euro previsto dall'avviso pubblico regionale a favore degli enti locali per il finanziamento di progetti di riutilizzo di beni confiscati. So che i tempi burocratici sono piuttosto lenti: tuttavia, sono sicuro che la Regione ci darà il suo sostegno e altrettanto certo di avere i carabinieri forestali a Quindici nel giro di un anno». L'ex villetta del boss Antonio Cava, disposta su due piani con garage e cortile, affaccia in via Sant'Antonio a pochi passi dal Palazzo municipale. È stata sequestrata nel 1993, confiscata nel 1996 dalla Sezione misure di prevenzione presso il Tribunale di Avellino e affidata al comune di Quindici, che ha provato più volte a insediarvi delle attività senza mai avere successo.
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L'Amministrazione comunale ha così redatto nel 2000 un bando per affittare la villa a nuclei familiari in difficoltà o con disabili. Nessuno pare abbia partecipato ad eccezione della famiglia del boss Antonio Cava, visto che uno dei suoi membri ha difficoltà motorie permanenti. Nel 2001, l'edificio è stato così assegnato ai vecchi proprietari che, a conti fatti, hanno pagato 110 euro al mese per il fitto. Scaduta la concessione di 8 anni, alla famiglia di Ndò-Ndò, in carcere per camorra ed estorsione, non è stato offerto il rinnovo. La storia è andata avanti per anni e si è conclusa nel dicembre 2014, quando il bene è entrato in possesso del Comune.
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Il Mattino