Ieri mattina Costantino Giordano è salito per l'ultima volta in municipio da sindaco di Monteforte Irpino. Qualche ora dopo il prefetto Paola Spena ha disposto la...
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Tre i componenti. Si tratta di Rosalba Scialla, prefetto a riposo, di Salvatore Guerra, viceprefetto aggiunto e Raffaele Barbato, funzionario economico finanziario. Bocche cucite da parte dei componenti dell'ormai ex maggioranza. Ieri, nessuno ha voluto dire nulla rispetto alla decisione del Consiglio dei Ministri di procedere con lo scioglimento delle assemblee consiliari di Monteforte Irpino e di Quindici. Si prende in considerazione l'ipotesi del ricorso al Tar del Lazio per impugnare il decreto di scioglimento. Giordano avrebbe già avuto un primo contatto con un avvocato per valutare la possibile azione consequenziale. Nella cittadina c'è disorientamento. La notizia, che in tanti già pronosticavano dopo l'arrivo della commissione d'accesso nel maggio dello scorso anno, è piombata nella serata dell'altro ieri e rilanciata anche dalle tv nazionali che stavano seguendo in diretta la conferenza stampa dei ministri. Poche le reazioni sui social media. La comunità cerca di capire cosa accadrà e non sono pochi quelli che difendono Giordano.
Per il capogruppo di opposizione, Angelo Montuori, «era un provvedimento atteso almeno dal nostro gruppo Rinascita. Abbiamo cercato di svolgere sempre il nostro ruolo di controllo, ponendo la massima attenzione su tutti gli atti. Su determinati provvedimenti ci siamo soffermati perché ritenevamo di approfondirli. E alcuni sono stati inviati alla Prefettura». Montuori evidenzia che «non era mai successo» che il consiglio comunale di Monteforte Irpino fosse sciolto per queste motivazioni («ingerenze della criminalità», come sostiene il Viminale). «Questo ci rattrista - ammette il capogruppo di minoranza - è il punto più basso che l'Istituzione Comune abbia mai raggiunto. Le motivazioni sono gravi. Dobbiamo riprendere il vecchio cammino costellato sempre di legalità». Critica la posizione dell'ex consigliera comunale, Katia Renzulli, che affida ai social media una sua riflessione sulla vicenda. «Sapevamo sarebbe successo, anzi avremmo potuto immaginarlo ancor prima che ci fosse l'insediamento della commissione di accesso agli atti - è l'accusa di Renzulli - Monteforte Irpino si è svegliato con il marchio di città mafiosa, ovvero condizionata nella vita pubblica da gruppi delinquenziali. Un marchio che provoca tristezza, indignazione, vergogna. E vergogna chi ha sostenuto, appoggiato ed anche solo votato questa gente». Renzulli ci va giù duro, dunque, contro chi ha supportato il gruppo di Giordano.
Attacca a testa bassa, senza fare sconti a nessuno: «La vostra distrazione o utilitarista complicità è la causa principale di questa terribile fine. E parte delle responsabilità ricada anche sulle opposizioni che non sono riuscite ad offrire una proposta politica più convincente o a combattere con più forza questo malcostume che è diventato sistema ed infine cancro». Quindi, conclude: «La responsabilità politica di quanto è accaduto è evidente, quella penale e amministrativa saranno accertate dalla magistratura. Liberate la scena, rispettate il silenzio e l'indignazione. Da domani le forze sane che amano il paese si mettano al lavoro per ricostruire innanzitutto il senso di comunità sfregiato. Aspettiamo il resoconto dettagliato per poter fare i conti con altre dure e pesanti realtà». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino