Montevergine, un lupo avvelenato: forse la faida tra cercatori di tartufi

Montevergine, un lupo avvelenato: forse la faida tra cercatori di tartufi
Si fa sempre più concreta l'ipotesi che sia stato un avvelenamento a causare la morte del giovane lupo, la cui carcassa è stata rinvenuta lungo i tornanti che...

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Si fa sempre più concreta l'ipotesi che sia stato un avvelenamento a causare la morte del giovane lupo, la cui carcassa è stata rinvenuta lungo i tornanti che conducono a Campo Maggiore, a due passi dal santuario di Montevergine.


Un'immagine che indigna per la sua violenza e per l'insensibilità che l'ha prodotta.

Con il trascorrere delle ore e dopo una prima analisi esterna effettuata dal tecnici dell'Istituto Zooprofilattico di Monteforte sulla carcassa del lupo, prende sempre più corpo l'ipotesi che ad uccidere l'esemplare, che non presenta ferite né traumi, possa essere stato un boccone avvelenato. Di quelli che sempre più spesso individui senza scrupoli disseminano per liberarsi di cani randagi ma che, specie in questo periodo, vengono lanciati anche in montagna.

Qui, nei boschi, va avanti una silente sfida tra cercatori di tartufi, una sfida per la conquista del pregiato tuber che si combatte anche surclassando gli avversari attraverso l'eliminazione fisica dei cani, addestrati per la ricerca.

Ed è proprio in questo contesto che sarebbe maturata la morte del lupo, che con ogni probabilità si è fidato del boccone sbagliato.
 
«Se diamo credito a questa tragica ipotesi - osserva Francesca Festa, biologa e collaboratrice di SOS Natura -, ciò significa che sulla montagna di Montevergine potrebbero esserci altre esche avvelenate e, quindi, qualsiasi turista, escursionista o amante della natura non può portare cani con sé e, anzi, deve fare molta attenzione».

L'animale sarà sottoposto nelle prossime 48 ore all'esame autoptico, che sarà eseguito presso l'Istituto Zooprofilattico di Portici.


«Ci rivolgiamo alle Istituzioni è l'appello di Piernazario Antelmi, delegato regionale Wwf Campania, ed Eduardo Quarta, presidente di SOS Natura - affinché attivino le procedure previste dalla normativa di riferimento. Speriamo che il Comune di Mercogliano dimostri anche in questo caso la sua preparazione sull'argomento ed allo stesso tempo chiediamo al Prefetto di Avellino di attivare il Tavolo di coordinamento previsto dall'Ordinanza ministeriale concernente le Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati, per il quale esortiamo un'immediata convocazione». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino