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Trecento milioni di euro di utile per il proponente. Esenzione Tari e Imu per le attività commerciali nell'impianto. Niente oneri di urbanizzazione per il Comune né per il diritto di superficie. Dal Piano economico e finanziario del nuovo stadio di calcio, proposto in project financing dal patron dei lupi, Angelo Antonio D'Agostino, emerge finalmente cosa ci guadagnerà legittimamente l'imprenditore. Quello che non si capisce, e che viene subito evidenziato dal capogruppo di «Laboratorio Avellino», Nicola Giordano, è cosa ci guadagnerà il Comune di Avellino. Piazza del Popolo, come è noto, ci metterà i suoli: 22mila metri quadrati della collettività. E questa volta non dovrebbe esporsi con alcuna garanzia fideiussoria. L'investimento da 60 milioni di euro, infatti, verrà finanziato per 17 milioni dall'imprenditore, e per la restante parte con un mutuo. Che garantirebbe lo stesso D'Agostino.
Gli altri, fondamentali, numeri dell'equazione, si trovano appunto nel Piano economico e finanziario. Confermata la durata della convenzione, 90 anni, ecco la stima degli incassi annui previsti per il fitto dei locali commerciali, gli eventi, i concerti e le sponsorizzazioni: 4,2 milioni di euro all'anno.
La stima del rientro complessivo dell'investimento, invece, viene calcolata nel giro dei primi 20 anni.
Impossibile chiederlo al sindaco Festa, almeno per ora. Ieri mattina, in occasione dei festeggiamenti in onore di Santa Rita, il primo cittadino ha schivato ancora una volta le domande. Ma se ne discuterà certamente quando il project arriverà in Consiglio comunale. «Nessuno discute la riqualificazione dello Stadio Partenio aggiunge il consigliere . Ma gli affari sono buoni se si fanno in due. Se, invece, a guadagnarci è uno solo allora qualcosa non funziona».
Aspettando risposte dall'esecutivo, la città vuole lo stadio nuovo e gli uffici corrono. Ma dalla lettura delle carte della prima conferenza dei servizi, svoltasi la scorsa settimana, emergono una sfilza di prescrizioni presentate dai vigili del fuoco al progetto preliminare di Gino Zavanella. In particolare, nella nota del comandante provinciale dei caschi rossi, Mario Bellizzi, si fa riferimento all'«indicazione dei tornelli», che mancano sul progetto, alla capacità di deflusso delle vie di esodo coperte, comprese quelle a servizio dei locali vicini alla tribuna Ovest.
«Questa capacità deve essere sempre corrispondente avvertono i caschi rossi a 50 persone per modulo». Poi chiedono che sia specificato chiaramente che «non si prevedono cucine alimentate con combustibile gassoso, deve essere definito il collegamento tra sala Gos ed area per le attività sportive». E le emissioni: «Non si rileva come si preveda il controllo dei fumi e del calore delle aree commerciali». «Ci sono sistemi di ventilazione naturale si chiedono i vigili del fuoco o impianti di tipo meccanico?». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino