La piscina comunale di Avellino resta vuota: zero offerte presentate

La piscina comunale di Avellino resta vuota: zero offerte presentate
Tempo scaduto e nessun pretendente: la Piscina comunale di Avellino ora è ufficialmente una struttura in cerca di autore. Non è una buona notizia per...

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Tempo scaduto e nessun pretendente: la Piscina comunale di Avellino ora è ufficialmente una struttura in cerca di autore. Non è una buona notizia per l'amministrazione, che si ritrova l'ennesimo contenitore vuoto. Oltretutto, con la spada di Damocle di un debito da 2,5 milioni di euro, il mutuo con il Credito sportivo mai pagato dalla «Polisportiva Avellino» sfrattata un mese fa, che ora dovrà fronteggiare senza godere di alcun introito. I termini per presentare un'offerta economica al protocollo comunale scadevano ieri. Dicono no i top player, Dino Scozzafava e Angelo Antonio D'Agostino. Scompaiono la «Società Rinascita», la «Tennis Academy Up Level», e la «Sport Management». Ignorata, forse per ragioni di tempistica, la Pec con cui l'«Asd Basket club Irpinia» di Carmine Cardillo, aveva chiesto di poter visionare il bene sgomberato solo un mese fa. Non resta più nessuno. Tranne il Comune, senza soldi e senza personale. Molto verosimilmente incapace, anche dal punto di vista manageriale, di gestire una struttura come quella di via De Gasperi.

A ben vedere, i canoni previsti dalla manifestazione di interesse promossa ad inizio 2019 dal commissario Giuseppe Priolo, erano stati calcolati proprio per consentire al Comune di recuperare gli importi che ora deve al Credito Sportivo. Trecentomila euro all'anno, per 5 anni rinnovabili. Che fanno, appunto, 3 milioni. Troppo per i potenziali gestori, persino per i più potenti dal punto di vista economico. Angelo Antonio D'Agostino, patron dei lupi del calcio, costruttore vicino all'amministrazione Festa, aveva partecipato alla manifestazione di interesse di Priolo con l'associazione «Avelsport center» di Montefalcione. «Abbiamo deciso di non presentare alcuna offerta. fa sapere A queste condizioni economiche, non siamo interessati». Dino Scozzafava, numero uno del «Country sport» di Picarelli, e unico ad aver svolto il sopralluogo nella struttura, conferma quanto già anticipato a «Il Mattino» ad inizio settimana: «Ho scritto una missiva all'amministrazione in cui spiego le ragioni per le quali non sono intenzionato, a queste condizioni, a partecipare». Oltre all'esosità dei canoni, peserebbe soprattutto in questa fase pure la norma che obbliga all'assunzione di tutto il vecchio personale. Non appare secondario che, mentre Palazzo di Città impiegava quasi due anni per chiudere l'iter avviato da Priolo con la rescissione della convenzione con il vecchio gestore, raggiunto da interdittiva antimafia, il mondo cambiava ed esplodeva l'emergenza Covid. Così ora il Comune resta con l'enorme cerino in mano. Proprio mentre il responsabile unico del procedimento, il comandante della municipale, Michele Arvonio, abbandona la nave di via De Gasperi. Portato a termine lo sgombero, Arvonio, ha chiesto ed ottenuto la cessione dell'incarico. Tutto da rifare per il nuovo Rup, il geometra Antonio De Cristofaro. E non sarà facile. Ma intanto quelli che stanno peggio di tutti sono gli ex lavoratori della struttura. Uscita di scena la «Polisportiva Avellino», restano in un vero e proprio limbo. La cassa integrazione è scaduta il 14 novembre. Ma da allora, se l'ammortizzatore sociale non è stato ancora prorogato, la «Polisportiva» non li ha mai licenziati. C'è il blocco dei licenziamenti, ma i maligni pensano pure che la mancata risoluzione del rapporto di lavoro nasca dalla volontà del gestore di ricorrere ancora una volta al Tar contro il Comune.

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Il Mattino