Partendo dall'inchiesta sulle cause della sciagura del bus caduto in una scarpata, che causò la morte di 40 persone il 28 luglio 2013 su un viadotto della A16...
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Secondo la ricostruzione dei pm, diverse furono le cause all'origine di quel disastro. In primis, le condizioni di vetustà del bus, immatricolato nel 1985 e con ben 800mila chilometri percorsi, non sottoposto a regolare revisione. Ma se le barriere autostradali fossero state soggette a un'efficace manutenzione, avrebbero potuto reggere l'impatto senza far precipitare il veicolo nella scarpata: è questo, sulla base delle perizie depositate, l'addebito che la Procura irpina muove a tredici tra vertici e funzionari di Autostrade per l'Italia, imputati nel processo.
Ad ampliare il raggio d'azione della Procura di Avellino, guidata da Rosario Cantelmo, potrebbe essere in particolare la perizia del professor Felice Giuliani, docente di ingegneria presso l'università di Parma, incaricato dal Tribunale di esprimersi sulle cause che determinarono l'incidente. In particolare, Giuliani ha messo sotto accusa la scarsa manutenzione delle barriere e dei «tirafondi» (i bulloni che bloccano i «New Jersey» alla sede stradale, ndr) che se non fossero risultati usurati avrebbero «derubricato al rango di grave incidente stradale» quello che ha invece causato la morte di 40 persone.
Un'analisi contestata in aula dai legali di Autostrade per l'Italia, secondo i quali la perizia «è basata su modelli, criteri e tecniche superati».
Il Mattino