Ospedale Solofra, folla in piazza per salvare il pronto soccorso

Ospedale Solofra, folla in piazza per salvare il pronto soccorso
Il cielo è grigio sopra Solofra. Il sole è oscurato dalle nubi nel giorno della manifestazione contro la chiusura del pronto soccorso dell'ospedale Landolfi che...

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Il cielo è grigio sopra Solofra. Il sole è oscurato dalle nubi nel giorno della manifestazione contro la chiusura del pronto soccorso dell'ospedale Landolfi che richiama, proprio all'esterno della struttura di via Melito a due passi dall'uscita autostradale, almeno 1500 persone (2mila secondo gli organizzatori).

L'afa è tremenda, l'anticiclone africano non concede tregua. Per l'intera durata della protesta, un paio d'ore in tutto dalle 15.30 in poi, il termometro sta sempre sopra i 30 gradi. Quando sale sul palco, posto di fronte al vialetto che conduce proprio al pronto soccorso, il sindaco di Solofra Michele Vignola è già provato dal grande caldo. Qualcuno, pochi per la verità, lo contesta e chiede le sue dimissioni. Lui fa finta di niente. E inizia la sua invettiva «contro chi vuole negare il diritto alla salute ai cittadini irpini». Senza mai citare né il governatore De Luca né la Regione, che con la delibera 201 del 19 maggio scorso hanno disposto la soppressione del pronto soccorso, Vignola ribadisce che «questa non è la battaglia del sindaco di Solofra o dei cittadini di Solofra e della Valle dell'Irno. Questa è la battaglia di tutti i cittadini della provincia di Avellino». 

Dai fischi si passa agli applausi. «Siamo qui per far sentire la nostra voce. Diciamolo forte: non deve chiudere nessun ospedale della Campania». Rivolgendosi, più di una volta al sindaco di Avellino Gianluca Festa (in prima fila sotto al palco insieme a un'altra ventina di sindaci quasi tutti irpini tranne due del Salernitano), ricorda: «Vogliono farci credere che due pronto soccorso non possono stare a 15-20 chilometri di distanza. Per farlo, stanno pure accorciando il percorso che da Solofra porta ad Avellino. Ho sentito dire, negli ultimi giorni, che i chilometri che ci dividono sono diventati 7». Fatta la premessa, porta gli esempi delle altre provincie della Campania: «A Napoli ci sono 15 pronto soccorso, a Salerno 11, Caserta e Benevento ne hanno almeno due a una distanza minore della nostra. Allora perché il pronto soccorso del Landolfi non va bene? Devono dircelo. Nessuno ha risposto chiaramente a questa domanda. Provano solo a mistificare la realtà utilizzando dati relativi agli accessi nel 2020 che, come sappiamo bene, è stato un anno condizionato dall'emergenza pandemica». I conti non si fanno così: «È chiaro che il Landolfi è nel mirino, sono 15 anni che le provano tutte per chiuderlo. E per superare ogni difficoltà nell'aprile del 2018 c'è stata l'annessione all'Azienda ospedaliera Moscati con il decreto regionale 29 che prevede il potenziamento del Landolfi. E prevede che siano aggiunte specialità ai reparti esistenti, dunque nessuna soppressione. Quel decreto è stato recepito dal piano ospedaliero: è legge della Campania e dello Stato. Ma non vogliono rispettarla. Anzi, dicono che se non si applica la delibera 201 il Landolfi è destinato a chiudere: questo è falso. È una menzogna». Quindi ricorda: «Questo ospedale ha salvato la vita a migliaia di persone. In questo ospedale hanno lavorato professionisti stimati in tutta Italia. E la lista sarebbe troppa lunga». 

Prima del sindaco, sul palco Dario Ferrara, presidente del comitato civico Salviamo il Landolfi. Dice: «Siamo stanchi. I cittadini del comprensorio stanno provando sulla loro pelle cosa significa legarsi al pronto soccorso del Moscati di Avellino. La colpa non è di medici e infermieri, che ogni giorno devono confrontarsi con ritmo di lavoro assurdi: sono stati definiti eroi durante la pandemia, ma adesso lo sono più di allora. Se qualcuno è incapace di gestire questa situazione faccia un passo indietro e dia il testimone a qualcuno capace di far funzionare due ospedali».

Quelli di Ferrara e Vignola sono stati gli unici due interventi dal palco. La folla s'è radunata all'esterno del plesso attorno alle 15.30. Striscioni e cartelli goliardici hanno preso di mira, in particolare, il governatore De Luca e i consiglieri regionali irpini Enzo Alaia (Italia viva) e Maurizio Petracca (Pd) per il loro sostegno alla soppressione del pronto soccorso (per puntare all'apertura di reparti specialistici). La Digos, nel rispetto delle restrizioni anticovid, ha vietato i cortei che erano stati annunciati. Uno sarebbe dovuto partire da Palazzo Orsini, l'altro dalla zona industriale.

La battaglia mercoledì prossimo arriva a Roma: grazie all'intercessione dei parlamentari Umberto Del Basso De Caro e Federico Conte, contattati dal consigliere regionale Livio Petitto, il sindaco Vignola incontrerà, infatti, il ministro della Salute Roberto Speranza. A poche ore dall'inizio della manifestazione, la doccia fredda dalla Prefettura che di fatto ha negato l'istituzione di un tavolo tecnico, richiesto sempre da Vignola, coi manager sanitari irpini, Renato Pizzuti (Moscati) e Maria Morgante (Asl), e il coordinatore del sistema sanitario regionale Antonio Postiglione. 

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Il Mattino