«Gli standard di sicurezza delle barriere protettive sul Viadotto Acqualonga garantivano una elevata capacità di contenimento, adeguata a quella massima prevista...
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La difesa degli imputati, tra i quali l'ad di Autostrade, Giovanni Castellucci e l'ex condirettore, Riccardo Mollo, ha anche sottolineato che invece «tutti gli elementi emersi dal dibattimento indicano in modo inequivocabile quanto siano state determinanti le condizioni del bus», che non avrebbe dovuto circolare e che non avrebbe mai potuto superare la revisione, «la cui falsificazione è stata accertata in modo inequivocabile»: l'automezzo, che aveva già percorso quasi un milione di chilometri, viaggiava con la valvola di sicurezza del sistema frenante manomessa, con pneumatici usurati e di marche diverse e il giunto cardanico mai sottoposto a controlli o revisioni. La difesa di Autostrade spa, che ha giudicato «insussistenti gli elementi dell'accusa nei confronti della società», ha anche ricordato le dichiarazioni rese in dibattimento dai superstiti che allarmati dalle anomalie di marcia verificatesi alcuni chilometri prima del Viadotto Acqualonga, avevano chiesto più volte all'autista, Ciro Lametta, di fermarsi nel tratto in salita che il bus stava percorrendo. Allarmi che vennero ignorati da Lametta, anch'egli perito nell'incidente. Per ognuno dei 12 imputati, il Procuratore di Avellino, Rosario Cantelmo, ha chiesto al giudice monocratico, Luigi Buono, la condanna a dieci anni di reclusione. Nell'udienza del 5 ottobre scorso, la pm Cecilia Annecchini, aveva chiesto la condanna a 12 anni per Gennaro Lametta, proprietario del bus, e quelle a 12 e 9 anni rispettivamente per Antonietta Ceriola e Vittorio Saulino, dipendenti della Motorizzazione Civile di Napoli che avrebbero falsificato la revisione del bus. La prossima udienza è fissata per il 30 novembre. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino