Il vescovo Aiello al centro per gli ucraini: «Irpinia terra dell'accoglienza»

«La guerra in Ucraina è una riedizione drammatica della Passione di Cristo. Anche in questo caso ci sono innocenti sulle cui vite decidono persone violente. La Chiesa...

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«La guerra in Ucraina è una riedizione drammatica della Passione di Cristo. Anche in questo caso ci sono innocenti sulle cui vite decidono persone violente. La Chiesa sta facendo di tutto, e anche l'Irpinia sta mostrando uno spirito di accoglienza senza precedenti».

Con queste parole il Vescovo Arturo Aiello ha voluto benedire ieri mattina il Centro Anziani di via Annarumma, dal 24 febbraio trasformato dalla Caritas in Centro raccolta aiuti per la popolazione ucraina. L'abbraccio del Vescovo con Padre Roman Kryvyy, parroco degli ucraini della chiesa greco-cattolica di rito bizantino di Avellino, a suggellare un'unione che dura da tempo. «La nostra collaborazione con la Chiesa ucraina è di lungo corso. La Caritas diocesana ha realizzato tanti progetti, in tempi di pace, in Ucraina. Adesso chiaramente l'interesse, il sostegno, la vicinanza e l'opera concreta si intensificano», dice il Vescovo prima di lanciare un messaggio di speranza: «In questo momento soffiano contemporaneamente venti di guerra, ma anche venti di pace. Alla violenza del conflitto tante persone stanno rispondendo rendendosi disponibili all'accoglienza, all'aiuto concreto attraverso donazioni di viveri e medicinali, segno che la maggior parte dei cittadini è contrario alla guerra. L'Irpinia sta accogliendo come mai prima, molto di più di quanto accaduto in occasione di altre emergenze umanitarie come quella dei profughi provenienti dall'Africa. Lo dico senza alcuna volontà di valutazione nel merito ma in senso positivo: dobbiamo raccogliere il bene che certamente fa meno rumore della guerra, ma che sarà più efficace sul lungo tempo. Mentre la violenza distrugge, la solidarietà a cui siamo assistendo costruirà ponti di pace». 

Accompagnato da don Vitaliano della Sala, vicedirettore Caritas, e da Paolo Matarazzo, responsabile del centro di via Annarumma, Aiello ha parlato anche della necessità di lavorare non solo all'accoglienza materiale ma anche all'integrazione dei tanti profughi ucraini arrivati in Irpinia. «Tutti noi dobbiamo augurarci che la permanenza in Italia di tante mamme e bambini sia breve. Dobbiamo sperarlo per il loro bene, perché ognuno ha diritto a vivere nella sua casa e nel suo Paese in pace. Ma se la loro permanenza dovesse prolungarsi, bisognerà porsi anche il problema della loro integrazione. Tanti bambini sono già stati inseriti nelle scuole della provincia perché la loro vita deve continuare, ma non dobbiamo dimenticare neanche gli adulti».

Una visita che cade alla vigilia della Settimana Santa e della ripresa della Via Crucis in presenza dopo due anni di stop a causa dell'emergenza sanitaria. «Anche questo è un segno di vita ed invitiamo tutti a partecipare alla processione di venerdì sera che sarà inevitabilmente dedicata alla pace. Quello che sta accadendo in Ucraina - chiosa il Vescovo - è una riedizione della Passione di Cristo. Anche lì ci sono innocenti condannati sulle cui vite decidono i violenti». 

E le donazioni al Centro Ucraini non si fermano. Gli ampi spazi della struttura appaiono stracolmi di generi di prima necessità, panni, passeggini e culle da campeggio per i bambini, medicinali, cibo e kit di primo soccorso pronti ad essere spediti nelle aree più calde del conflitto. «Non smetteremo mai di ringraziare il popolo avellinese che sta donando di tutto - dice Padre Roman - questo ci consente di organizzare spedizioni continue. E ringrazio anche Confindustria, in particolare il presidente Emilio De Vizia e tutti gli imprenditori che hanno risposto al nostro appello e stanno donando tanto».

Nei prossimi giorni il quartier generale degli aiuti dovrebbe trasferirsi al centro sociale «Samantha della Porta». Lo conferma anche Padre Roman: «Siamo in attesa che il sindaco Festa ci dica quando sarà pronto il centro sociale per trasferire tutto lì a via Morelli e Silvati. Nel frattempo pensiamo a chi è rimasto in Ucraina, ma anche ai tanti che sono fuggiti e arrivati in Irpinia lasciando indietro mariti, padri, figli, amici. Dobbiamo fare di tutto per far sentire loro che non sono soli, che la Chiesa irpina e quella ucraina sono unite nel sostenere chi sta vivendo il momento più drammatico della sua vita». 

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Il Mattino