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Potrebbe aver passato la notte al coperto, in un rifugio di fortuna o in un covo già individuato dalla banda, il boss latitante e presunto capo del commando pugliese, Savino Ariostini, catturato l'altro ieri mattina a Cesinali. Si valuta anche questa ipotesi, dopo che la polizia ha scoperto un capannone al centro del paese dell'hinterland dove la banda aveva nascosto sette mezzi da utilizzare per l'assalto a un portavalori. Alcuni elementi porterebbero verso tale pista. La banda pronta alla rapina potrebbe aver avuto un secondo luogo d'appoggio, un rifugio (anche un capanno) da usare per occultare automezzi o materiali o per nascondersi in caso di necessità. Ariostini, il capo, quando è stato ammanettato pare che indossasse una tuta (quella della squadra di calcio di Cerignola) e scarpe pulite. Particolare che genera qualche interrogativo. Il boss, se dovesse essere confermata la circostanza, come ha fatto a non sporcarsi pur fuggendo a piedi lungo i binari e tra le campagne zuppe di acqua per l'abbondante pioggia della giornata caduta fino a tarda sera, come mai era vestito con abiti asciutti?
Come ha fatto a tenere puliti pantaloni, maglia e calzature se ha dormito all'addiaccio? E ciò porta a fare supposizioni. Ariostini aveva con sé altri abiti in uno zaino o ha dormito al coperto, trovando riparo in un rifugio che la banda già aveva individuato?
Alla cattura del latitante si sarebbe arrivati in seguito a segnalazioni alle forze dell'ordine (la Polizia già presidiava la zona). Il boss sarebbe stato visto in giro con un bastone, forse per fingere di essere un escursionista.
La gang puntava molto probabilmente a un colpo grosso, a un blindato portavalori in transito sul vicino raccordo Avellino-Salerno. Si chiarisce, intanto, la sequenza del far west di giovedì sera a Cesinali. Secondo quanto sta emergendo, le due Jeep Compass quella nera e la bianca con a bordo il 31enne deceduto e il latitante, che facevano parte di un convoglio di sei veicoli si sarebbero fermate nell'ampio parcheggio del cimitero di Cesinali. Qui, sarebbe scattata l'operazione degli agenti della Questura che avevano già cinturato il paese e un ampio perimetro a ridosso del capoluogo e dell'Alta Valle del Sabato.
Alla vista della polizia, la Jeep bianca avrebbe ingranato la marcia per scappare via, rischiando anche di investire un poliziotto. Dal veicolo sono stati sparati alcuni colpi. A questo punto gli agenti hanno risposto al fuoco e si sono lanciati all'inseguimento della Jeep bianca, dalla quale sono stati gettati sull'asfalto chiodi a tre punte. L'inseguimento si è concluso al passaggio a livello della frazione Villa San Nicola. Con il suv i banditi hanno provato a percorrere i binari, ma si sono fermati dopo qualche metro, abbandonando il mezzo e il 31enne Giovanni Rinaldi rimasto ucciso nel conflitto a fuoco.
A scappare a piedi sarebbero stati in due, il latitante Ariostini e un altro rapinatore. Ma non si esclude la presenza di un quarto uomo a bordo del veicolo. I ricercati, dunque, potrebbero essere due. Nessuna traccia, almeno per ora, degli altri veicoli del convoglio da cui si sarebbero staccate le due Jeep. Mentre avveniva l'inseguimento, l'altra Compass era stata subito bloccata dai poliziotti che hanno arrestato i tre malviventi a bordo. La Questura di Avellino guidata da Maurizio Terrazzi aveva organizzato un piano ben preciso per circoscrivere con uomini e mezzi una vasta area dopo aver ricevuto la segnalazione dalle Questure di Foggia e Chieti dell'arrivo del convoglio di veicoli del commando da Cerignola. Il blitz ha fatto saltare il progetto dei criminali.
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