Accrocca, sorriso oltre le sbarre e nelle corsie

Accrocca, sorriso oltre le sbarre e nelle corsie
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Benevento - L’agenda delle opere di misericordia corporale si conclude e via a quella di carattere ecclesiale. Due giorni di intenso rapporto con le sofferenze. I poveri e gli emarginati, gli ammalati. Capodimonte, casa circondariale, l’arcivescovo è con i detenuti, un mondo interiore tra le «sbarre» della vita prima che tra quelle del carcere. Ed eccolo subito venire fuori. Qualche lacrima, la voglia di sentirsi accolti da una cultura condivisa prima che dagli uomini. Monsignor Accrocca sorride e parla loro della liberà dei figli di Dio e del perdono. Concetti che per tanti detenuti si traducono nell’incontro con altri modelli di libertà e di perdono, che intanto sono la detenzione e il giudizio di un tribunale. La vita cambia, cambiano gli incontri, volti che assomigliano molto alla tenerezza del Padre, paternità dei vertici della casa circondariale, degli operatori e degli specialisti. La pena si fa percorso dentro e fuori il carcere con esperienze coinvolgenti e produttive. I detenuti leggono all’arcivescovo una loro poesia e gli consegnano una lettera. Poi in dono una tegola su cui hanno disegnato l’immagine della Sacra Famiglia. «La famiglia - dice don Felice - la troverete sempre, anche se non dovesse a volta identificarsi con un papà e una mamma».

Ecco poi gli altri luoghi-tabernacolo «davanti ai quali tutti dovremmo inginocchiarci». Ospedale Fatebenefratelli: incontro con vertici e operatori sanitari nella sala capitolare, quindi il giro nelle corsie a contatto con pazienti e familiari. Ovunque grande simpatia e spirito di condivisione. Il dolore si stempera nelle sfumature di sorriso, il racconto si fa più faticoso ma riaffiora la forza della vita.
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Il Mattino