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«Basta acqua contaminata. La Procura sequestri i pozzi». Non si può definire distensiva la posizione espressa da Comitato Acqua Bene Comune, Altrabenevento e Libera, all'indomani della crisi lampo e del repentino ritorno alla normalità. Ai piedi del palco di corso Garibaldi, evocativamente posizionato nei pressi della prefettura e della sede Gesesa, si contavano ieri pomeriggio un centinaio di presenze tra le quali i consiglieri comunali Giovanna Megna e Angelo Miceli, gli ex senatori Danila De Lucia e Tonino Conte, gli ex consiglieri M5S Annamaria Mollica e Nicola Sguera, i rappresentanti della Cgil e del mondo civico-ambientalista. Non la risposta di massa che sarebbe stato lecito attendersi dopo la bufera tetracloroetilene dei giorni scorsi. Ma il tema resta cruciale: quale acqua bevono i beneventani?
Un interrogativo sul quale aleggiano da tempo troppi dubbi, mai del tutto fugati dagli organismi competenti entrati persino in contrasto con l'amministrazione comunale sul caso Pezzapiana. «Avere acqua contaminata nel 2023 è una vergogna - ha esordito il referente provinciale di Libera Michele Martino - Abbiamo il diritto di conoscere la verità su una materia così fondamentale. E non è accettabile che a Benevento esistano cittadini di serie A che possono bere acqua salubre, e altri di serie B».
Com'è noto, dopo il picco abnorme a cavallo tra il 15 e il 17 novembre, i valori di inquinante rilevati da Asl, Arpac e Gesesa sono tornati sotto la soglia di potabilità. Ma un diffuso scetticismo e il disorientamento permangono, soprattutto tra rione Libertà, rione Ferrovia e centro storico: «Non è vero che c'è stato il solo picco di 250 microgrammi del 17 novembre, poi rientrato subito nei limiti - ha denunciato il leader di Altrabenevento Gabriele Corona - I valori ampiamente fuorilegge rilevati da Asl e Arpac sono stati 4 e sono iniziati il 15. Il sindaco invece in conferenza stampa ha raccontato alla città una realtà diversa sventolando una tabella che non trova riscontro nei dati ufficiali degli organi accertatori. Ma è ancor più grave che il Comune continui a non eseguire la caratterizzazione dell'area contaminata da anni. Per 140mila euro, un rivolo nelle tante spese del sindaco, i beneventani non conoscono l'origine della problematica. Abbiamo chiesto al prefetto e alla Procura di fare finalmente chiarezza sulla questione. È ora che quei pozzi vengano definitivamente chiusi e che si proceda al sequestro immediato». Richiesta che ha riscosso il convinto sostegno dei presenti. Sul banco degli imputati anche la gestione privatistica del servizio idrico. Così padre Alex Zanotelli, religioso da tempo schierato per l'acqua pubblica: «La vicenda accaduta a Benevento dimostra quanto sia prezioso questo bene. I cambiamenti climatici lo renderanno sempre più prezioso, fino a scatenare vere e proprie guerre per il dominio. I cittadini devono battersi con decisione per non consentirlo».
Arriva la risposta di Clemente Mastella alla iniziativa dei consiglieri di opposizione, rivoltisi al prefetto per la mancata convocazione di una seduta sul caso acqua: «Nessuna negazione di diritti - afferma il sindaco - Il Consiglio sarà convocato non appena gli enti interpellati e l'Unisannio ci forniranno le relazioni richieste.
Il Mattino