Un'altra auto in fiamme in città. Un raid che allunga l'elenco che dall'inizio dell'anno contempla 80 roghi riconducibili a varie cause, ma quasi tutti di...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Auto in fiamme al rione Libertà, torna l'incubo roghi a Benevento
LE INDAGINI
Il giovane subito dopo che le fiamme sono state domate ha raggiunto la caserma dei carabinieri in via Meomartini dove è stato ascoltato a lungo per verificare se avesse dei sospetti sui possibili attentatori. Il giovane avrebbe sostenuto di non aver ricevuto minacce e che al momento non è in grado di fornire elementi utili per cercare di identificare gli autori del rogo. I carabinieri in via Paga hanno poi acquisito i filmati ripresi dalle numerose telecamere presenti in via Paga. Telecamere che sono al servizio sia delle tante attività commerciali presenti ma anche di importanti strutture come l'ingresso del pronto soccorso dell'ospedale «Fatebenefratelli» e dell'edificio che ospita la sede dei carabinieri forestali.
IL PRECEDENTE
Al proprietario dell'auto a ottobre furono sequestrati 156mila euro, per l'accusa a lui riconducibili, rinvenuti in un'abitazione di via Paga durante un blitz antidroga che aveva portato al suo arresto. Pizzone era stato fermato dai carabinieri per un'ipotesi di detenzione ai fini di spaccio, ma il Gip Loredana Camerlengo lo aveva rimesso in libertà revocando il sequestro dei 156mila euro di cui Pizzone aveva escluso la proprietà, al pari di 25 grammi di cocaina. Ma qualche giorno dopo è scattato un provvedimento di natura preventiva di sequestro del denaro da parte della Procura, che ritiene che le banconote siano invece riconducibili a Pizzone, perché ritenuto compagno della donna proprietaria della casa. Pizzone è destinatario solo della misura dell'obbligo di dimora ma il legale Gerardo Giorgione ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo il dissequestro del denaro esibendo documenti che dovrebbero attestare la provenienza lecita. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino