«Autostrade: tangente per i lavori», c'è Rillo tra i quattro arrestati

«Autostrade: tangente per i lavori», c'è Rillo tra i quattro arrestati
Per una tangente di 460mila euro da pagare in più rate per dei lavori autostradali, in quattro sono finiti agli arresti domiciliari. Sono Fulvio Rillo, 57 anni di Ponte,...

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Per una tangente di 460mila euro da pagare in più rate per dei lavori autostradali, in quattro sono finiti agli arresti domiciliari. Sono Fulvio Rillo, 57 anni di Ponte, imprenditore amministratore di fatto delle società gestite da altri componenti della famiglia e operanti nel settore della costruzione e delle infrastrutture stradali, esponente di Confindustria sannita. Con lui ai domiciliari anche Antonio Bargone, 74 anni, originario di Brindisi e residente a Roma, presidente della società autostrada Tirrenica, in passato sottosegretario ai Lavori pubblici, esponente Pd; Vincenzo Voci, 45 anni, originario di Catanzaro, residente a Roma e «contract manager» di Autostrade per l'Italia e, infine, Gianpaolo Venturi 66 anni di Argenta in provincia di Ferrara, mediatore tra la società autostrade ed i privati.



Nei loro confronti sono scattate ipotesi di reato di corruzione aggravata, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Le indagini sono state coordinate dal procuratore Alto Policastro, dal sostituto procuratore Francesco Sansobrino e svolte dalla Guardia di finanza. Ai quattro ai domiciliari si aggiungono anche otto indagati. I finanzieri hanno anche sequestrato la somma di 64.128 euro che è l'importo della prima rata della tangente che era stata versata. Inoltre, nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati altri 200mila euro. Le indagini sono durate oltre un anno per un appalto di 76,5 milioni di euro relativo a lavori di manutenzione delle pavimentazioni autostradali degli svincoli e delle aree di servizio, e di parcheggio che fanno capo al centro di Cassino con luoghi di esecuzione ricadenti nelle regioni Puglia, Campania, Lazio.

Secondo l'accusa, a Venturi - in qualità di mediatore - veniva versata da Rillo una somma di 60mila euro per Bargone, giustificata come una consulenza fatta nella sua qualità di avvocato. Da qui anche il rilascio di una falsa fatturazione. Venturi, secondo l'accusa, si recava spesso a Roma per acquisire e riferire informazioni sugli sviluppi delle gare di appalto e frequenti sarebbero stati i contatti telefonici e in presenza, tra giugno e settembre 2020, anche con il presidente di Sat, Bargone.

Due i partecipanti alla gara: un consorzio con sede a Napoli - la cui offerta era stata ritenuta la più vantaggiosa dalla commissione nominata del ministero delle Infrastrutture - ed il raggruppamento di imprese con mandataria la società beneventana di Rillo. Gli inquirenti hanno ricostruito che c'era stata una valutazione dell'Aspi, su sollecitazione degli indagati, che aveva ribaltato il precedente giudizio della commissione ministeriale. L'accusa ritiene che Bargone si fosse speso per far assegnare i lavori all'Ati con capogruppo la società beneventana, a fronte della tangente di 360 mila euro, importo pari allo 0,5 circa dell'importo complessivo dei lavori. Il versamento dei primi 60 mila euro era avvenuto con un bonifico, poi la somma di 300mila euro, sempre a favore del presidente della Sat, a cui avrebbe fatto seguito un versamento di ulteriori 100mila euro al contract manager di Aspi, simulando un contratto di assistenza legale.

Ieri, le varie fasi delle indagini sono state illustrate dal procuratore Aldo Policastro, dal comandante provinciale delle Fiamme gialle Eugenio Bua, da Ferraiolo e dal capitano Alvino. «Ringrazio la Guarda di finanza - ha detto Palicastro - perché è stato un accertamento complesso. Le attività illegali si svolgevano in più sedi e con meccanismi collaudati e quindi difficilmente da ricostruire». Gli indagati sono per ora difesi dagli avvocati Sergio Rando e Marcello D'Auria.

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Il Mattino