Benevento, nodo acqua pubblica: scatta il pressing dei consiglieri comunali

La nota congiunta dei firmatari della mozione

Il sindaco Golia
I consiglieri comunali Giovanna Megna, Angelo Moretti (Civico 22), Giovanni De Lorenzo, Raffaele De Longis, Floriana Fioretti, Maria Letizia Varricchio (Pd) Angelo Miceli, Luigi...

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I consiglieri comunali Giovanna Megna, Angelo Moretti (Civico 22), Giovanni De Lorenzo, Raffaele De Longis, Floriana Fioretti, Maria Letizia Varricchio (Pd) Angelo Miceli, Luigi Diego Perifano (Città Aperta) e Luigia Piccaluga (Centro Democratico), alla luce della riflessione avviata sul tema acqua pubblica in occasione del Forum di discussione del 17 dicembre scorso, e in dialogo con i comitati per l'acqua pubblica della Campania, hanno presentato una mozione affinché il Consiglio comunale di Benevento impegni l’amministrazione Comunale e il sindaco a sollecitare la Regione Campania affinché provveda alla costituzione di una società a totale partecipazione pubblica per la gestione della “Grande adduzione primaria regionale”. In una nota congiunta, evidenziano che «la Giunta regionale, con la delibera 312 del 31 maggio, ha espresso un atto di indirizzo che prevede la costituzione di una società mista pubblico privata per l'affidamento della gestione del servizio della Gra. Il che significa che anche in questo caso la Regione si volge ostinatamente verso un orientamento contrario allo spirito del Referendum del 2011, andando addirittura a privatizzare la metà delle maggiori risorse idriche del mezzogiorno Italia. Le fonti del Garigliano, di Cassano Irpino, di Montemarano, l’acquedotto del Biferno e soprattutto l’acqua dell’invaso di Campolattaro, infatti, saranno gestite dalle multinazionali aggiudicatarie della gara d’appalto, se dovesse passare quell’indirizzo politico espresso dalla Regione».

Per questo, i consiglieri firmatari della mozione auspicano «un'ampia convergenza delle forze presenti in Consiglio comunale che vada al di là delle appartenenze politiche e delle scelte finora operate. Riteniamo - concludono - che la costituzione di questa società significherebbe condizionare per i prossimi trent'anni lo sviluppo dei nostri territori, penalizzando le fasce più deboli della popolazione e l'agricoltura locale. Per questi motivi auspichiamo che in Consiglio prevalga il buon senso e la difesa del bene comune».

 

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Il Mattino