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Nell'ambito dell'inchiesta su inquinamento ambientale, gestione illecita dei rifiuti e dei depuratori che ha coinvolto la Gesesa, il gup Roberto Nuzzo ieri ha proceduto a ventuno rinvii a giudizio e a un'assoluzione, negando inoltre un patteggiamento e facendo scattare una serie di prescrizioni che hanno comportato la definitiva uscita «di scena» di alcuni imputati.
Nel mirino degli inquirenti erano finiti amministratori, dirigenti e tecnici comunali, amministratori, esponenti della Gesesa, titolari e operai di società, titolari e addetti di laboratori di analisi, tecnici Arpac e privati.
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Dovranno affrontare il processo, davanti al magistrato monocratico Francesco Murgo, con inizio fissato per il 22 maggio 2025, Giorgia Dora Amato, di Benevento, Domenico Bernardo, di Sant'Agata de' Goti, Rosanna Cocozza, di Benevento, Giovanni Colucci, commissario straordinario dell'Ato Calore-Irpino dall'ottobre 2018, Vincenzo Maria Falcione, della provincia di Isernia, Piero Ferrari, di Roma, fino al gennaio 2019 amministratore delegato di Gesesa, Carlo Alberto Iannace, di San Leucio del Sannio, Gianluca Luciani, di Pietrelcina, Claudio Maraschiello, di Benevento, Antonio Mazza, di Benevento, Michele Mazzarelli, di Faicchio, Giuseppe Melillo, di Vitulano, Massimo Messere, di Paduli, Oreste Montano, ingegnere, Antonio Pisanti, di Maddaloni, Anna Pontillo, di Calitri, Piero Porcaro, di Ceppaloni, Giovanni Rossi, di Venafro, Giovanni Ruggieri, di Castelvenere, Giovanni Tretola, di Sant'Angelo a Cupolo, Pasquale Schiavo, responsabile servizio manutenzione della Gesesa, e Gesesa spa.
L'assoluzione, perché il fatto non costituisce reato, è scattata per il sindaco di Vitulano, Raffaele Scarinzi, il quale ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato. Era accusato di falso perché, nel marzo 2019, avrebbe firmato un'autorizzazione provvisoria allo scarico dell'impianto di depurazione retrodata al 25 gennaio 2019, evitando alle Gesesa una sanzione amministrativa perché l'autorizzazione era già scaduta. Lo ha difeso Dario Vannetiello.
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Il giudice ha inoltre respinto il patteggiamento per Francesco De Laurentiis di Benevento, funzionario Gesesa. Non doversi procedere, per l'intervenuta prescrizione di 12 imputazioni, nei confronti alcuni imputati. Prescrizione anche per Gelsomino De Angelis, di Ponte, Antonio Di Rubbo, di Benevento, Mario Lepore, di Benevento, del tutto fuori dal processo. Stessa sorte, con un non luogo a procedere perché l'abuso d'ufficio non è più previsto dalla legge come reato, per Giovanni Quarantiello, capogruppo in Consiglio comunale, primo firmatario di un emendamento sottoscritto anche da altri rappresentanti dell'assise, e Giovanni Moriello, difesi da Luigi Bocchino e Marcello D'Auria. L'abuso d'ufficio era addebitato anche a Ferrari, Colucci, Montano e Schiavo, anche per loro il proscioglimento. Impegnati nella difesa anche gli avvocati Beatrice Ucci, Umberto De Falco, Federica Ventorino, Viviana Olivieri, Luigi Romano, Ettore Marcarelli, Fabio Russo, Daniele Bonavita, Antonio Nobile.
Parti civili i Comuni di Ponte e Moiano, con gli avvocati Vincenzo Sguera e Nunzia Meccariello, e l'associazione Codici - livello nazionale e campano -, con gli avvocati Ivano Giacomelli e Giuseppe Ambrosio.
Il Mattino