I giganteschi pini mediterranei (ogni esemplare pesa non meno di 100-130 quintali) del viale Atlantici vanno abbattuti. E pure con immediatezza. È il drastico responso...
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Un potenziale pericolo derivante da diversi punti critici: numerose e larghe aree di entrambi i marciapiedi rialzate e divelte dalle radici degli alberi con potenziale pericolo di inciampo e caduta di passanti, biciclette e carrozzine; rigonfiamenti anomali e contorsioni di radici emergenti in modo devastante in molti punti, con pericoli pure per i veicoli e moto; spaccature del piano di calpestio anche nelle aree private; la situazione è precaria anche a livello fognario; inclinazioni evidenti del tronco di quasi tutti gli alberi, che danno l'idea di un notevole pericolo imminente; nonostante la potatura in quasi tutti i pini si rileva uno squilibrio strutturale tra ampiezza della chioma e altezza eccessiva del tronco che non appare più in grado di garantire solidità e robustezza alla pianta, visto il baricentro spostato troppo in alto; infine, in caso di condizioni atmosferiche critiche c'è il rischio di un distacco improvviso di pigne che, cadendo da oltre 10 metri, possono essere addirittura mortali; stesso discorso vale per tutti i rami, in particolare quelli secchi. Nei pini del viale Atlantici, la stabilità dell'apparato radicale, il cui raggio a volte raggiunge i 10 metri, è uno dei problemi che destano maggiore preoccupazione. Quindi, lo squilibrio tronco/chioma.
Più possibilista appare, invece, l'Ordine dei dottori agronomi e forestali. Il presidente, Walter Nardone, ricorda che le piante sono in senescenza e, pertanto, anche se in apparente stato fitosanitario buono sono indebolite. Considerate pure le relazioni sulla valutazione statica elaborate nel 2003 e nel 2018, ritiene che si potrebbero individuare due tipi di interventi. Il primo prevede l'abbattimento delle sole piante appartenenti alla classe di rischio D e una valutazione, anche solo visiva, delle piante appartenenti alla classe C/D e che presentano una particolare pericolosità per i possibili danni determinati dal crollo del tronco o di grosse branche e/o ribaltamento della ceppaia e, quindi, da abbattere, sostituiti da altre specie arboree. Il secondo, che prevede un programma di rinnovamento e di reintegrazione del patrimonio arboreo del viale integrale. Tramite, quindi, un progetto di forestazione urbana, elaborato a cura di un dottore agronomo e dottore Forestale, dovrebbe essere previsto l'abbattimento degli esemplari di Pinus pinea e la sostituzione con specie idonee con lo scopo di migliorare la qualità degli alberi messi a dimora, l'ambiente urbano e, di conseguenza, la vita dei cittadini, incrementando contestualmente la biodiversità. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino