Colpo di scena nel processo sulle irregolarità all'Asl di Benevento. I periti esamineranno di nuovo le registrazioni fatte da Felice Pisapia, imputato unitamente alla...
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La svolta si è avuta ieri mattina quando l'avvocato Domenico Di Terlizzi, difensore della De Girolamo, ha enunciato una recente sentenza della Cassazione in tema di registrazioni giungendo alla conclusione della inutilizzabilità di quelle presenti nel procedimento e realizzate nel corso dei colloqui nell'abitazione del padre della De Girolamo, presenti alcuni degli attuali imputati. Alle motivazioni giuridiche, il legale ha aggiunto anche le tesi fatte dai consulenti in sede di perizia e negli interrogatori in aula, che hanno espresso dei dubbi sulla loro affidabilità in assenza dell'apparecchiatura originale che ha provveduto alle registrazioni. Un'istanza, quella avanzata dall'avvocato Di Terlizzi, che è stata recepita anche da Salvatore Verrillo, che assiste Giacomo Papa. A questo punto l'avvocato Vincenzo Regardi che difende Felice Pisapia ha annunciato che il suo assistito, presente in aula, è pronto a mettere a disposizione del Tribunale l'apparecchiatura con cui ha proceduto alle registrazioni. Un'istanza a cui si sono associati anche gli altri legali, tra cui Roberto Prozzo. Il collegio giudicante, presieduto da Daniela Fallarino, con giudici a latere Simonetta Rotili e Francesca Telaro, ha deciso di acquisire questa apparecchiatura in modo da poterla consegnare ai periti il prossimo 13 febbraio e procedere a una ulteriore verifica dei file per attestare se vi sono state manomissioni. Una decisione che porterà ad una modifica del calendario delle udienze, tenuto conto dei tempi che impiegheranno i periti per questo ulteriore accertamento.
Prima delle decisione sulle intercettazioni era stato ascoltato Fra Pietro Cicinelli, legale rappresentante dell'ospedale «Fatebenefratelli». Il rappresentante dell'ospedale, che nel processo è parte civile, è stato chiamato a chiarire il suo ruolo nella vicenda della gestione del bar dell'ospedale, finita nell'attuale procedimento penale. Infatti, secondo l'accusa, l'ex ministra avrebbe spinto Rossi a intensificare i controlli dell'Asl presso il nosocomio per spingere Cicinelli a far liberare i locali del bar dal gestore per far sì che si potesse stipulare un nuovo «contratto con altro titolare, cugina della De Girolamo». Il frate ha sostenuto di non aver né incontrato né parlato con la De Girolamo della gestione del bar e della sua nuova dislocazione: «La questione del bar fu trattata a livello di dirigenti locali, nessuna pressione è stata esercitata nei miei confronti». Inoltre ha negato che l'Asl avesse in quel periodo intensificato i controlli presso la struttura ospedaliera. «Nessun incremento di controlli che ci sono sempre stati ed ai quali siamo abituati», ha detto.
Il collegio in apertura d'udienza ha inoltre recepito una imponente documentazione di più faldoni, in parte già presente agli atti del processo, che era stata presentata dell'avvocato Prozzo, difensore di Michele Rossi, nonostante il parere contrario del pubblico ministero Assunta Tillo perché a suo dire si tratta di documenti già noti e inseriti negli atti processuali. Gli otto imputati che sono stati rinviati a giudizio nel 2016 in questo procedimento hanno posizioni processuali diverse, che vanno a vario titolo dall'associazione a delinquere, concorso in concussione, abuso di ufficio, offerta d'utilità per ottenere il voto elettorale. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino