Morti sul lavoro, la strage infinita altre due vittime in Campania

Manifatture trasporti e filiera delle costruzioni: a rischio tutti i settori lavorativi

La palazzina dove è avvenuto l'incidente sul lavoro
La strage continua, implacabile e inesorabile, refrattaria a tutti gli choc (le 500 bare della Uil in piazza del Plebiscito a Napoli), ai moniti più angosciosi e...

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La strage continua, implacabile e inesorabile, refrattaria a tutti gli choc (le 500 bare della Uil in piazza del Plebiscito a Napoli), ai moniti più angosciosi e inequivocabili (le parole del Presidente della Repubblica Mattarella in occasione del Primo Maggio), alle misure annunciate dal governo (l’aumento del numero degli ispettori del lavoro).

Altri due morti ieri in Campania, in poco più di quattro mesi siamo già a quota 32 secondo il macabro aggiornamento della Uil Campania (in attesa della conferma dei dati ufficiali da parte della Direzione regionale Inail). E una terza vittima è segnalata in Sicilia, ad Agrigento, dove un uomo di 64 anni, Mario Mondello, proprio nel giorno della Festa del primo maggio è morto cadendo in un laghetto artificiale con il suo trattore che si è ribaltato.

Ma i numeri che l’Istituto ha di recente reso noto parlano già da soli: nel primo trimestre 2024 le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale sono state 191, cinque in meno rispetto alle 196 registrate nel primo trimestre 2023 (-2,6%) e 21 in meno sul 2019, ma 25 in più rispetto al 2020, segnato dalle chiusure legate alla pandemia.

Per restare alla sola Campania, nel 2023 sono state presentate all’Inail 95 denunce per infortuni mortali, 62 dei quali avvenuti sui luoghi di lavoro, quasi tutti tra industria e servizi (79 di cui 13 nelle costruzioni), 7 in agricoltura e il resto nei settori statali.

È vero, calano in assoluto le denunce di infortuni sul lavoro in Italia (mentre aumentano le malattie professionali): lo scorso anno sono state complessivamente 585.356, il 16,1% in meno rispetto al 2022, 1.041 delle quali con esito mortale (-4,5%). In aumento, invece, come detto, le patologie di origine professionale denunciate: 72.754 pari ad un +19,7% rispetto al 2022.

Il trend ha interessato soprattutto le regioni meridionali (-20,6% al Sud continentale, -19,6% al Nord Ovest e più indietro, le Isole con -18,6%, il Centro con il -15,9% e il Nord-Est a quota -9,9%), con la Campania in testa per i maggiori decrementi percentuali insieme a Liguria, Molise e Lazio.

In Campania si è passati dai 33.088 casi del 2022 ai 21.332 dell’anno successivo, con una sforbiciata di 11.766 denunce, frutto probabilmente qui come in tutto il Paese di un maggiore impulso della prevenzione e dunque delle tante iniziative che ordini professionali, associazioni di categoria ed enti non necessariamente solo economici stanno sfornando ormai a getto continuo.

Ma si tratta pur sempre di numeri spaventosamente alti: «Non possiamo accettare lo stillicidio continuo delle morti, provocate da incurie, da imprudenze, da rischi che non si dovevano correre. Mille morti sul lavoro in un anno rappresentano una tragedia inimmaginabile. Ciascuna di esse – anche una sola - è inaccettabile», ha detto solo pochi giorni fa il Capo dello Stato durante la visita in Calabria.

I settori

L’emergenza di fatto non risparmia alcun settore lavorativo. Per restare alla Campania, nel 2023 si sono registrate nella manifattura 1.706 denunce in totale (200 in meno rispetto al 2022) 1.478 nei trasporti (meno 1.300), 1.335 nella filiera delle costruzioni, 16 in più dell’anno precedente. E nemmeno le donne sono al riparo da queste statistiche: 6.991 quelle “censite” in questa lo scorso anno in Campania, anche loro in calo (erano quasi il doppio dodici mesi prima) ma puntualmente troppe, esageratamente troppe. E i giovani? Sono quelli che rischiano di più: nelle tre fasce di età tra zero e 29 anni oltre 4mila hanno denunciato infortuni sul lavoro nella regione rispetto ai 2.813 casi compresi nella fascia tra i 55 e i 59 anni per i quali, evidentemente, il peso dell’esperienza pesa.

Gli strumenti

Si accelera sulla formazione, si punta ad una stretta ulteriore sulle imprese (la patente a punti promossa dalla ministra del Lavoro Calderone e appena confermata dall’esecutivo ma che non soddisfa del tutto i sindacati, Cgil e Uil in particolare) ma la sensazione è che siamo appena all’inizio del percorso.

Ha detto il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra al Mattino: «Bisogna investire di più e meglio sui luoghi di lavoro. Non basta rafforzare le attività sanzionatorie verso le imprese inadempienti se non lo colleghiamo ad una grande strategia che mette al centro la prevenzione, la formazione, l’informazione. Ci sono tante aziende che investono sulla sicurezza ma ce ne sono ancora tante che considerano questo investimento un costo e non, appunto, un investimento. Serve una vera cultura della sicurezza che è anche una cultura della legalità».

Le reazioni

«Numeri da guerra civile» dicono i sindacati degli editi. «Bisogna fermare questa mattanza», dice Nicola Ricci, segretario generale Cgil Napoli e Campania». «Fermare le stragi sul lavoro non significa solo salvaguardare e proteggere la vita dei lavoratori, ma anche fermare l’illegalità, la criminalità che spesso si insinua nei sub appalti o in alcune realtà aziendali», precisa Giovanni Sgambati, segretario generale Uil Campania e Napoli, mentre per il sottosegretario al Mit, Tullio Ferrante, «la sicurezza sul lavoro è una priorità assoluta, per questo come governo vogliamo continuare a rafforzare sempre più le misure a tutela dei lavoratori».

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Il Mattino