Con l'auspicio di non bissare il responso di cinque anni fa. Ovviamente, l'augurio non lo fa suo Mino Mortaruolo, che nel 2015 risultò l'unico eletto del Sannio...
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L'election day di oggi e domani si preannuncia densa di incognite, un'autentica lotteria che potrebbe premiare pure chi ha giocato, nella schedina totocalcio, appena due colonne, nel senso che non è sufficiente registrare una percentuale elevata, per avere garanzie di successo. La legge elettorale è quella approvata nel 2009 e poi modificata nell'aprile del 2015. Si tratta di un sistema proporzionale a turno unico: è eletto presidente il candidato che riesce a ottenere anche un solo voto in più rispetto ai suoi avversari. Per garantire una sostanziale governabilità, gli viene attribuito un premio di maggioranza del 60% dei 50 seggi a disposizione, che vengono ripartiti su base provinciale. Per poter accedere alla ripartizione dei seggi, però, una lista a livello provinciale deve superare la soglia di sbarramento del 3%, a meno che non faccia parte di una coalizione capace di ottenere almeno il 10%. Realisticamente, nessuna delle liste in campo nel Sannio è nelle condizioni di poter centrare l'obiettivo del quoziente, stimato sui 30-32 voti. Il che significa che l'assegnazione dei 2 seggi dovrà essere demandata unicamente al gioco dei resti, una lotteria come si diceva. Alla quale concorrono 48 candidati, suddivisi in 24 liste: 14 sono in campo per la conferma di De Luca, 6 quelle a supporto di Stefano Caldoro, quindi i 5 Stelle a sostegno di Valeria Ciarambino, pure lei ricandidata come i due competitor anzidetti; c'è, poi, «Potere al popolo» che propone Giuliano Granato al vertice; «Terra» con Luca Saltalamacchia e Giuseppe Cirillo, alla guida del partito delle «Buone Maniere».
È stata, quella appena collocata in soffitta, una campagna elettorale unanimemente definita «anomala», «strana». Condizionata dalla pandemia, che ha scombussolato il tradizionale rito dei comizi e dei faccia a faccia, affidata in prevalenza ai social. Molti candidati, però, hanno avuto modo di rilevare questa mancanza di contatto diretto con gli elettori. Rispetto agli altri collegi, laddove il confronto è stato imperniato sulla contrapposizione a tre (centrosinistra-centrodestra-cinque stelle), in provincia di Benevento lo scenario si arricchisce della partecipazione di «Noi campani», il nuovo soggetto politico creato da Clemente Mastella per una «nuova ripartenza». Ma, sia pur presente dappertutto in Campania, è del tutto evidente che nel Sannio l'incidenza della lista mastelliana risulti molto più marcata, tanto è vero che, spesso, è stata individuata quale bersaglio preferito da avversari esterni e persino interni, ossia del medesimo schieramento.
Anche perché sullo sfondo ecco già intravvedersi le amministrative di Benevento, per cui le regionali rappresentano pure uno snodo importante per il governo cittadino. Alla conclamata opposizione del centrodestra, va ad aggiungersi l'altrettanto dichiarata alternatività della dirigenza Pd, per cui, in caso di un risultato non all'altezza delle previsioni segnato da «Noi campani», il tentativo di rielezione da parte di Mastella ne uscirebbe indebolito non poco. Al contrario, in caso di un dato importante, l'approccio del sindaco uscente nella corsa verso il bis a palazzo Mosti risulterebbe nettamente in discesa, essendo ben nota la propensione di tanti nell'imbarcarsi sul carro di colui che è dato vincitore. Soprattutto perché il civismo, come evidenziato ieri dal portavoce di Fratelli d'Italia, Federico Paolucci, non sta da una parte sola. Prova ne siano le performance delle due liste mastelliane registrate nel 2016. Ma di questo si comincerà a dibattere da martedì. Per ora, le 24 liste sono accomunate da un unico avversario, il rischio che alla già dilagante astensione vada a sommarsi il timore del Covid, con l'effetto di affievolire la partecipazione, demandando a pochi le scelte di un'intera provincia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino