Benevento, tensione e dolore ai funerali della prostituta uccisa

Benevento, tensione e dolore ai funerali della prostituta uccisa
BENEVENTO - Il corteo funebre si è mosso dalla sala mortuaria dell’Ospedale Rummo, dove per circa un mese è rimasto il corpo di Esther Johnson, la prostituta...

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BENEVENTO - Il corteo funebre si è mosso dalla sala mortuaria dell’Ospedale Rummo, dove per circa un mese è rimasto il corpo di Esther Johnson, la prostituta nigeriana uccisa a colpi di pistola il cui corpo è stato rinvenuto nei pressi di Parco Cellarulo il 14 giugno scorso. Ad accompagnare il feretro nell’ultimo viaggio tanti amici, il compagno della donna, il fratello. Ad attenderlo al cimitero comunale l’arcivescovo Felice Accrocca, l’assessore ai Servizi Sociali Patrizia Maio, che visibilmente commossa ha deposto dei fiori bianchi sulla bara. C’era poi Caritas Diocesana con il vice presidente Angelo Moretti ed il responsabile dell’ufficio Migrantes Sergio Rossetti. Ma anche gente comune e qualche rappresentante di associazioni. Una morte che è ancora avvolta nel mistero quella di Esther, l’assassino, infatti, non ha ancora un volto ed un nome e le indagini proseguono. Chiede verità e giustizia il fratello della donna che distrutto dal dolore ha dato il via al rito evangelico, pregando assieme agli amici accanto alla bara.


Verità, ma anche «la consapevolezza che Esther è andata via ma solo fisicamente mentre il suo spirito resterà accanto o a coloro che l’hanno amata» così il pastore evangelico di Castel Volturno che ha officiatoo la cerimonia funebre. «Tutti dobbiamo collaborare- ha spiegato- per cercare di arrivare alla verità». Momenti di tensione quando uno degli amici ha insistito perché la bara venisse aperta per salutare la donna. Essendo giunti in ritardo all’obitorio, infatti, molti dei familiari e degli amici, non hanno potuto vederla per l’ultima volta: da qui la richiesta, che per forza di cose non è stato possibile esaudire. Grazie all’intelligente mediazione del responsabile del cimitero, è tornata la calma.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino