Benevento, tra 20 giorni mensa a rischio

Benevento, tra 20 giorni mensa a rischio
BENEVENTO - Cosa fare per la mensa scolastica dopo il 7 marzo? L’amministrazione comunale si interroga. Nella giornata di oggi, l’assessora Amina Ingaldi si propone di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
BENEVENTO - Cosa fare per la mensa scolastica dopo il 7 marzo? L’amministrazione comunale si interroga. Nella giornata di oggi, l’assessora Amina Ingaldi si propone di tenere un vertice con il sindaco ed i dirigenti per evitare di farsi trovare impreparata alla scadenza dell’appalto ormai prossima. La strada della proroga, appare pressoché impraticabile. Probabilmente, neppure la ditta appaltatrice sarebbe interessata. Dal dicembre 2015 ad oggi, dal Comune di Benevento, Quadrelle non ha incassato neppure un euro. Ma, non perché l’ente sia inadempiente: il Comune è impossibilitato a liquidare le spettanze perché obbligato ad accantonare le somme relative agli importi dei decreti ingiuntivi notificati. Che sono numerosissimi, al punto da superare persino l’ammontare del credito vantato da Quadrelle. Precisamente, la ditta dovrebbe introitare un totale di 201.701 euro, maturato per la gran parte lo scorso anno scolastico, a fronte di pignoramenti complessivi per circa 206.000. Questo impedisce all’ente di pagare la Quadrelle. Autori dei decreti ingiuntivi, i lavoratori che, a vario titolo (Tfr ereditato da Ristorò, mensilità non percepite e differenze retributive) hanno prodotto le istanze, obbligando il Comune ad accantonare le somme anzidette.

Ma l’amministrazione dovrù prendere atto pure della forte evasione: ieri l’assessora Ingaldi riferiva che la somma non introitata ha raggiunto i 4.000 euro il che, considerato che il costo del pasto oscilla da un minimo di 1,60 ad un massimo 3 euro, se ne deduce che sono parecchi i genitori che non pagano. Peraltro, il numero giornaliero dei pasti forniti non va oltre i 200. Insomma, l’amministrazione è tenuta ad operare una riflessione approfondita, consapevole delle difficoltà attuali, ma pure di quelle che potrebbe incontrare se volesse affidare il servizio mediante altra gara d’appalto, poiché reperire una ditta per soli tre mesi, con gli oneri ai quali sarebbe tenuta, risulterebbe utopistico. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino