Colpo di scena a palazzo Mosti: salta il Consiglio che, stamattina, avrebbe dovuto approvare il rendiconto di gestione 2018. Incomprensibile la comunicazione resa dal presidente...
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Ma, ai dubbi di Di Dio, ieri mattina si sono sovrapposti quelli di alcuni esponenti della stessa maggioranza, il presidente De Minico tra questi. Suffragati, peraltro, da una delibera (non sentenza, ndr) della Corte dei Conti Campania, la numero 46 del 2019, che al riguardo riporta: «Le due masse di debiti e crediti (unitamente alla cassa), costituiranno rispettivamente la massa passiva e attiva del dissesto, confluendo in un bilancio separato (da ora innanzi bilancio dissestato) che verrà separato dal bilancio in bonis». Allo stesso modo, la Corte dei Conti Piemonte. Che non sarebbe, però, un caso analogo a quello di Benevento, a parere dell'assessore alle Finanze. Serluca richiama, invece, una delibera della Corte dei Conti Puglia: «Uno dei problemi da affrontare in caso di dichiarazione di dissesto è l'assenza di indicazioni normative sulla modalità di gestione contabile a partire dall'anno del bilancio stabilmente riequilibrato. Con particolare riferimento al riporto o meno dei residui passivi e attivi. La disciplina del dissesto stabilita nel Testo unico enti locali nel delineare i compiti dell'Osl e quelli dell'ente locale, non introduce alcuna deroga all'articolo 228 comma 3 Tuel, che riguarda l'inserimento nel conto del bilancio dei residui, limitandosi le norme a chiarire che, per i residui inclusi nel piano di rilevazione spettanti all'Osl, compete all'organo del dissesto l'estinzione mediante pagamento: la norma attribuisce all'Osl la gestione e non la contabilizzazione del debito dell'ente (deliberazione numero 98/2017/Par- Sezione regionale di controllo Corte dei Conti Puglia». Di Dio, invece, chiede: «Se il bilancio consuntivo era corretto perché non discuterlo lo stesso? È evidente che si tratta di un maldestro tentativo per nascondere la verità e rimediare alle criticità che avevo già segnalato invano nelle precedenti sedute della Commissione Finanze».
Il termine del 30 aprile per l'approvazione è abbondantemente alle spalle. A questo punto, l'iter dovrebbe ripartire daccapo: approvazione del rendiconto modificato in giunta, parere dei revisori, 20 giorni di deposito e, quindi, in Consiglio. Scontata la diffida del prefetto, che intimerà l'approvazione entro 20 giorni. Insufficienti se il cronoprogramma dovesse essere ripercorso per intero. C'è chi sostiene, però, che non occorrerà reiterare il deposito del rendiconto per ulteriori 20 giorni. In caso contrario, ci sarebbe la nomina di un commissario per l'approvazione e l'avvio delle procedure per lo scioglimento del Consiglio. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino