Vini, sindaci divisi nel Sannio sulla Dop unica in Campania

Vini, sindaci divisi nel Sannio sulla Dop unica in Campania
«Un'unica Dop per i vini della Campania». Una proposta di sicuro impatto e destinata a far discutere quella arrivata, nei giorni scorsi, dall'assessore...

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«Un'unica Dop per i vini della Campania». Una proposta di sicuro impatto e destinata a far discutere quella arrivata, nei giorni scorsi, dall'assessore regionale all'agricoltura Nicola Caputo a margine di un incontro promosso dall'amministrazione comunale di Castelvenere ad apertura dei «Mercavini» natalizi nel borgo delle cantine tufacee. «Credo sia opportuno ripensare a un ri-branding del vino campano - ha spiegato Caputo - e posizionarlo bene sui mercati internazionali avendo la fortuna di avere un territorio attrattivo di cui il vino ne è un importante testimonial. Su questa idea, in tempi brevi, avvieremo la discussione sui tavoli tecnici, scientifici e con tutte le organizzazioni agricole perché, secondo me, un brand di una Dop Campania per tutto il territorio regionale porterà solo benefici in quanto, al di là della nostra caratterizzazione di tanti vitigni autoctoni che possediamo, dobbiamo pensare anche al mercato e alla riconoscibilità del nostro brand sui mercati internazionali».

Riflessione che ha trovato il sostegno dello stesso primo cittadino del borgo più vitato della Campania con l'idea di «procedere a un ampliamento della strategia di penetrazione sui mercati - le parole di Alessandro Di Santo -». E sino a qui la platea dei favorevoli che ha trovato, di contro, dei necessari distinguo arrivati direttamente dalla platea dell'enoteca comunale di Castelvenere così come nel day after da uno dei sindaci presenti all'incontro, Antimo Lavorgna di San Lorenzello. «Ritengo che ci sia da preservare le nostre specificità ma, soprattutto, quelle che sono le principali peculiarità dei vini prodotti nel Sannio che devono continuare a mantenere la loro denominazione». Riflessione che, del resto, non si discosta molto anche da quanto riportato dal presidente de «La Guardiense», Domizio Pigna, la più grande cooperativa di viticoltori del centro sud Italia. «Non credo possa ritenersi calzante l'analogia con l'unica Dop Siciliana - ha affermato - piuttosto credo che un esempio lo abbiamo avuto ed è riferibile a una Igt che, per un certo periodo, ha messo insieme tutti i vini campani senza grande successo. Su questa proposta credo ci sia molto da confrontarci tenendo ben presenti, tuttavia, le istanze provenienti dai produttori e dai territori».

Un settore, quello della viticoltura, il cui valore, nel Sannio, già capitale europea della cultura enologica nel 2019, è stimato, annualmente, per una cifra vicina ai 120 milioni di euro e oltre 10 milioni di bottiglie prodotte. Un comparto provato dai 20 mesi appena trascorsi e, in particolare, dalle misure restrittive poste in essere ai fini del contenimento dell'emergenza sanitaria. Obiettivi di rilancio concentrati tutti sulle prossime festività. Un'ottima annata, quella 2021, per quel che attiene invece alla vendemmia conclusa ad ottobre, la seconda in epoca covid, che al di là delle innegabili difficoltà dettate dall'emergenza sanitaria, ha lasciato registrare numeri ben al di là delle più rosee aspettative. Al termine del raccolto i numeri sono risultati praticamente gli stessi del 2020, probabilmente con qualche piccolo punto percentuale al rialzo. Il tutto con uno sguardo ben orientato al grandissimo bacino dei turisti del vino, all'enoturismo, con iniziative che viaggiano ormai quasi tutte, e inevitabilmente, in quella direzione per quella che può essere unanimemente considerata la grande dispensa vitivinicola campana, lì dove si produce oltre la metà del vino della regione tutelato dai marchi Docg, Doc e Igt. Bassa densità umana, ma alta, altissima densità vitivinicola, circa 12 mila ettari, con oltre 10mila aziende impegnate nella produzione di uva e oltre cento che vinificano ed etichettano.
 

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Il Mattino