Strage di Capaci, la lotta ai clan nel ricordo dei martiri

Strage di Capaci, la lotta ai clan nel ricordo dei martiri
Benevento - «Diversi clan sono stati decapitati, ma sono rimasti molti cani sciolti, che appaiono molto tracotanti ricorrendo a metodi che non appartenevano ai capi...

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Benevento - «Diversi clan sono stati decapitati, ma sono rimasti molti cani sciolti, che appaiono molto tracotanti ricorrendo a metodi che non appartenevano ai capi storici». Cosi il procuratore della Procura generale di Napoli Luigi Riello, ieri nel corso della cerimonia svoltasi all’auditorium S. Agostino, per l’anniversario della strage di Capaci dove morì Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. «Non si tratta di una commemorazione per ibernare degli eroi - ha aggiunto Riello - ma per ricordare quella sorta di scossa che la morte di Falcone e Borsellino hanno prodotto sulla società civile. Ed a differenza di questi due magistrati che erano stai lasciati soli, da allora non è stato più cosi, come dimostra il recente caso del procuratore della Repubblica di Napoli». Un tema quello di evitare la solitudine dei magistrati che è stato ripreso in tutti gli interventi, tra questi quello del procuratore Giovanni Conzo, che è stato il promotore e tra i principali organizzatori dell’iniziativa: «Per non dimenticare abbiamo voluto questo ricordo e ribadiamo che diamo tutti noi stesi per la giustizia. Anche in un bel territorio come il Sannio che va preservato dalla criminalità». E il procuratore della Repubblica ha voluto anche avanzare una proposta «di estendere ai reati contro la pubblica amministrazione la normativa che regola i reati commessi dalla mafia». Ma si deve puntare anche a sinergie tra tutte le forze sociali e alla cultura del rispetto delle regole, lo ha detto la presidente provinciale dell’Associazione magistrati Simonetta Rotili e lo ha ribadito il prefetto Paola Galeone.

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Il Mattino