Coronavirus, in Campania tracollo per l'apicoltura: produzione a rischio

Coronavirus, in Campania tracollo per l'apicoltura: produzione a rischio
Una raccolta, quella del miele dello scorso anno, calata di un buon 30 per cento; se non bastasse, si ridurrà ancora di più, stando alle previsioni, quella...

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Una raccolta, quella del miele dello scorso anno, calata di un buon 30 per cento; se non bastasse, si ridurrà ancora di più, stando alle previsioni, quella dell'anno in corso in procinto di partire per concludersi tra agosto e settembre. «La produzione potrà arrivare anche a dimezzarsi» è la malinconica puntualizzazione di Rino Corbo, apicoltore con circa 200 arnie ma anche vignaiolo, con 60mila bottiglie di aglianico e falanghina esportate in mezza Europa.

È un'altra mazzata per un settore dell'agricoltura sannita, che, in ogni caso, continua a detenere il primato in Campania per la quantità del dolcissimo nettare messa in vasetti. «Siamo, purtroppo al terzo anno consecutivo di una crisi dalle quale non si riesce a venire fuori» avverte l'imprenditore, membro dell'associazione provinciale di apicoltori (Apas, in sigla). Per rendersi conto della dimensione del crollo, anche in termini economici, vale elencare i numeri, che ne danno cruda testimonianza.

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I DATI
Il patrimonio produttivo è costituito da 153 aziende secondo l'ultimo censimento effettuato dal Servizio Veterinario Asl che sovrintende all'Igiene alimenti di origine animale, cui è preposta come dirigente Daniela Carlucci. Dallo studio, viene fuori che 35 sono dislocate nel Fortore; 50 nell'area del Titerno-Alto Tammaro; 13 nella valle telesina; 23 tra valle caudina e Taburno; 32, infine, sono distribuite sulle colline che fanno da corona al capoluogo. Circello, in particolare, è l'epicentro della produzione con oltre 20 imprese. Ospitano arnie, più in generale, i comuni di Morcone, Buonalbergo, Ceppaloni, Ponte, San Bartolomeo, Campolattaro, Foiano, Reino, San Marco, Casalduni, Castelpoto, Castelvenere, Colle, Faicchio, Forchia, Fragneto l'Abate, Guardia, Montesarchio, Paduli, Pago, Pannarano, San Lorenzo, San salvatore, S'Agata de' Goti, Sassinoro. Su questo territorio, alla luce di uno studio della Coldiretti, si contano 19.597 alveari; in Campania, nel complesso, arrivano a 76876.
Il Sannio, dunque, ne possiede il 26 per cento, per una produzione media, prima della crisi, di circa 600mila chilogrammi. Segue a ruota Avellino con 22; vengono, quindi, nell'ordine, Napoli con il 19; Salerno con il 17 e Caserta con il 16. In termini economici, il miele sannita vale quasi 4 milioni di euro (3.968.392, per la cronaca).
«Un valore sottolinea Corbo che rischia di ridursi della metà in questa campagna di raccolta, in cui la domanda si annuncia di gran lunga superiore all'offerta. E c'è ancora di più da arrabbiarsi dal momento che il nostro miele, per la sua qualità, lo conoscono anche oltre i confini nazionali».

LA TIPICITÀ
Il livello di bontà del nettare creato dalle api «sannite» è straordinario e per una ragione semplice: nei boschi e nelle campagne del Sannio sono presenti borragine e acacia insieme con castagno e sulla, dai cui fiori le api suggono gli umori necessari a sintetizzare la leccornia. «Tra l'altro spiega Carlucci il miele di sulla è estremamente pregiato ma poco conosciuto. Ed è un peccato perché, per le sue caratteristiche, è utilizzato per produrre un dolce tipico beneventano come il croccantino e il PanBenevento». Ma quali le cause che rischiano di mettere in ginocchio un comparto così significativo dell'economia locale? «In primo luogo spiega Antonio Carrelli, presidente regionale dell'Apas quanto sta avvenendo lo si deve alle avverse condizioni atmosferiche di questi ultimi anni». Un aspetto non secondario «è costituito, in effetti, dall'uso protratto di diserbanti che le falcidiano».

L'ATTACCO

È evidente che occorre una politica agricola che favorisca sempre più il biologico. «C'è un parassita aggiunge - comparso negli ultimi anni varroa ne è il nome - contro cui siamo ancora soccombenti; ha contribuito a provocare un incremento del 30 per cento della mortalità delle nostre api». E non è finita. «Siamo costretti a fare i conti conclude Carrelli - con un'importazione selvaggia che va assolutamente regolata». Vanno messe in campo «provvedimenti sostiene Gennarino Masiello, vicepresidente della Coldiretti che diano certezze operative ed economiche». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino