Covid, Taddeo: «Altro che influenza! È terribile, mi sentivo travolto da un tir»

Covid, Taddeo: «Altro che influenza! È terribile, mi sentivo travolto da un tir»
Chi lavora in ospedale sta combattendo una battaglia per salvare vite umane e per salvare se stesso. Tanti, infatti, sono i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari che...

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Chi lavora in ospedale sta combattendo una battaglia per salvare vite umane e per salvare se stesso. Tanti, infatti, sono i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari che hanno contratto il virus e lo stanno affrontando. Tra questi, Pompeo Taddeo, operatore socio sanitario del pronto soccorso dell'ospedale Fatebenefratelli dove è, tutt'oggi, ricoverato nel reparto Covid.


«Il 27 ottobre ho ricevuto la notizia di essere positivo al Covid, da quel momento mi sono messo in quarantena. Il 28 mattina ho iniziato ad avere i primi sintomi, mal di testa, dolori muscolari mal di schiena e stanchezza. Ho contattato un medico dell'ospedale Fatebenefratelli che mi ha aiutato con la terapia che ho effettuato in un primo momento a casa».
Poi il racconto del sindacalista Cgil prosegue: «Successivamente, il 29 ho iniziato ad avere febbre alta che sono riuscito a gestire solo con la tachipirina mattina e sera. Mi sono accorto però che la mia situazione precipitava perché, alla febbre è seguita la tosse secca, e la mancanza di respiro A quel punto la decisione, anche su consiglio del medico che mi stava seguendo, di andare in ospedale. Viste le mie condizioni, mi hanno immediatamente fatto indossare la maschera per l'ossigeno».
Dopo poco l'amaro responso: «È stato appurato che avevo una polmonite interstiziale che coinvolgeva entrambi i polmoni. Un calvario che mi ha messo a dura prova ma, grazie alla bravura dei medici, sono riuscito a superare i momenti peggiori».

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Un incubo dal quale fortunatamente Taddeo sta uscendo, ma l'invito che l'uomo rivolge a tutti, soprattutto agli scettici, è quello alla prudenza: «Molte persone pensano che il virus sia meno aggressivo o che si tratti solo di un'influenza, non è così, io non ho mai affrontato una malattia del genere, mi sentivo come se mi fosse passato un tir addosso, una sensazione terribile che è difficile da spiegare anche perché psicologicamente ti uccide, si ha costantemente paura di non riuscire a respirare da soli».
L'unica difesa al momento «è seguire le regole: distanza, mascherina e lavaggio delle mani. Io credo di averlo contratto a lavoro aggiunge Taddeo - perché, se lavori in ospedale tante ore, metti in conto che possa succedere. Il mio pensiero, anche per questo, va anche a tutti i colleghi che stanno affrontando la mia stessa battaglia».


Poi reitera un appello a chi non crede negli effetti devastanti di questa malattia: «Solo chi vede la sofferenza di chi è affetto da questo virus, può capire davvero che cosa significhi. I medici che mi hanno seguito, mi hanno confidato che hanno avuto paura che io non ce la facessi nei primi giorni, mi hanno salvato la vita. Io non mi sono reso conto della mia situazione, quando ti manca il respiro, perdi la concezione del tempo e dello spazio. Non puoi vedere nessuno e la sofferenza ti uccide, le uniche persone che ho visto, sono state i colleghi bardati con i nomi scritti sulle divise. Anche a loro va il mio grazie per quello che fanno ogni giorno per le persone che con grande sofferenza stanno combattendo questo virus».
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Il Mattino