Ecatombe di pesci, la Provincia chiede verifiche sull'acqua

Il presidente della Provincia, Nino Lombardi, ha chiesto al dirigente del settore tecnico e al responsabile della gestione delle risorse idriche e dell'ambiente della...

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Il presidente della Provincia, Nino Lombardi, ha chiesto al dirigente del settore tecnico e al responsabile della gestione delle risorse idriche e dell'ambiente della Provincia un accertamento in merito alle segnalazioni circa la moria di pesci nel fiume Tammaro, a valle della diga di Campolattaro, notizia pubblicata ieri da «Il Mattino». «Il fenomeno desta viva preoccupazione per ovvie ragioni dice Lombardi per cui, presa in esame la situazione e valutate le possibili conseguenze dell'accaduto, la Provincia ha richiesto all'Arpac e all'Asl se siano state effettuate le verifiche sullo stato chimico-fisico delle acque del fiume anche al fine di valutare eventuali successivi provvedimenti per la tutela dell'habitat e della salute umana». 

Anche le associazioni attendono una risposta dell'Arpac che escluda almeno la tossicità delle acque del fiume per poter valutare altre strade (non è escluso il fattore caldo). «Il problema di un corretto monitoraggio del fiume e dell'invaso -- dice Camillo Campolongo, presidente del Wwf Sannio si può risolvere solo concretizzando il piano di contratto di fiume o di lago, strumento di gestione dei corsi d'acqua che prevede una condivisione di programmi con tutti gli attori interessati per condividere programmi e attività da mettere in atto. Bisogna tenere conto della globalità del problema. Per questo, oltre alla partecipazione degli organi preposti, nel contratto di fiume devono rientrare anche le associazioni, i rappresentanti delle aziende agricole e agrituristiche, chi si occupa di turismo per confrontarsi e tentare di conciliare le esigenze degli uni e degli altri attraverso progetti condivisi». Campolongo fa un esempio: «Io da ambientalista mi aspetto che vengano tutelate le garzaie in cui nidificano gli aironi e i cormorani, mentre per il vicegovernatore Bonavitacola è importante che l'acqua della diga sia usata per risolvere la carenza d'acqua del territorio regionale, così come, per le aziende agricole c'è la necessità di usufruirne per finalità irrigue. Il contratto di fiume consente di sedersi allo stesso tavolo, cercando di venirsi incontro per attuare programmi in grado di conciliare il rispetto della natura, un corretto sfruttamento della risorsa idrica, promuovendo la vocazione turistica del territorio». I siti individuati nel Sannio per attuare il contratto di fiume o di lago sono cinque e quello del Basso Calore è già partito, mentre per l'Alto Tammaro è stato effettuato qualche incontro con Provincia e Asea.

«Abbiamo messo le basi - continua Campolongo - per dare inizio al percorso, incontrando gli enti ma serve la partecipazione massiccia delle associazioni di categoria. Il Gal Alto Tammaro ha promosso il progetto L'oasi in campo che prevede un percorso formativo per la conoscenza e lo studio degli ambienti dell'oasi del Wwf e del territorio circostante, utile per poter dare inizio alle attività di programmazione. Ovviamente anche il deflusso minimo dell'acqua andrebbe calibrato in base a uno studio circostanziato che non è mai stato fatto».

Intanto, in questa fase, i sindaci dei comuni attraversati dal Tammaro sono in attesa di notizie circostanziate dall'Arpac, mentre qualcuno si è già attivato in questa direzione. «Condivido dice Pasqualino Cusano, sindaco di Sassinoro che un maggiore controllo, una programmazione e una progettazione attenta delle attività da insediare in questo territorio siano il frutto di una valutazione condivisa con gli abitanti dei luoghi e non il risultato di valutazioni dettate da massimi sistemi o interessi economici che, sempre più, vengono favoriti, ricorrendo alla giustificazione di risolvere problemi ambientali».

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Il Mattino