Approvata all'unanimità dal consiglio provinciale, l'ultimo della legislatura con tutti i consiglieri presenti, la richiesta di Samte di 530 mila euro per...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Per la discarica - ha spiegato Di Maria - vogliamo mettere in sicurezza l'impianto e bonificarlo, secondo le prescrizioni dell'Arpac, e poi eventualmente portarvi l'umido stabilizzato non inquinante: materiale tritovagliato già lavorato presso lo Stir. Non è mia intenzione una riapertura a 360 gradi». Oltre 4 milioni di euro sarebbero necessari per riattivare il ciclo. La Samte ha elevate perdite di gestione e impianti non adeguati o distrutti come lo Stir. «Lo Stir ha aggiunto Di Maria - non è competitivo in quanto non lavora le 80-70 mila tonnellate di rifiuti per i quali è progettato e va in diseconomia. Poi vi è il problema delle spese per le discariche post mortem, per il 90% sature di rifiuti di altre province. La Regione deve intervenire».
«Dobbiamo mettere in sicurezza la discarica ha detto Carmine Montella - e poi dobbiamo pensare a provincializzare il ciclo dei rifiuti coinvolgendo i territori». «Lo Stir oggi ha spiegato Giuseppe Ruggiero - non produce nulla e dobbiamo ancora recuperare i crediti di Samte. Suggerisco di utilizzare le economie sui mutui per bonificare Sant'Arcangelo e per la staticità dello Stir». Dal canto suo, l'amministratore di Samte, Domenico De Gregorio, ha chiarito che l'ispezione del Mef ha riguardato gli anni dal 2013 al 2017 e i rilievi si riferiscono a quel periodo. «La Samte continua a sopportare - ha spiegato - notevoli costi di gestione anche se lo Stir è bloccato». «Nessuno ha precisato ha dichiarato Antonio Pio Morcone, advisor di Samte - che siamo riusciti a mantenere in vita la società. Tutti siamo correi di quello che è successo: se cisono debiti è perché la maggioranza dei sindaci non ha versato il dovuto. Molti hanno impugnato la tariffa nonostante una sentenza del Consiglio di Stato».
«Siamo contrari alla riapertura - ha dichiarato Domenico Vessichelli, sindaco di Paduli - e non abbiamo ricevuto alcun ristoro ambientale». Poi Nicola Boccalone con una nota ha spiegato che non esistono interessi confliggenti tra Irpiniambiente e la carica di consulente della Provincia. Consegnato l'elenco dei Comuni morosi: 68 enti per 4,5 milioni per mancati adeguamenti tariffari anni precedenti, di cui Benevento per 1,8 milioni, 14 Comuni morosi per la tariffa 2017 per quasi 290 mila, di cui Benevento per oltre 122 mila e, infine, 24 Comuni morosi per la tariffa 2018 per 540mila euro di cui Montesarchio per oltre 122 mila. Poi vi sono contenziosi e accordi con 28 Comuni.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino